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Possibile, cominciò ella, l'ingresso in Napoli nel numero di quattordici, e Garibaldi dittatore? Dicono puntati i cannoni di tutti i forti sulla citt

¹ Terre di Lombardia ove accaddero gli ultimi combattimenti di Garibaldi e de' suoi nella ritirata del 1848. La maggior parte degli ufficiali appartenevano alla schiera dei prodi venuti da Montevideo, ove avevan lasciato bella fama di loro e fregiato il nome italiano con imperituro decoro.

Nel rivedere Roma, Garibaldi avr

Lungo, lento, doloroso decennio quello dal «49 al 59Ma pur meraviglioso di contrasti e di conciliazioni; di forze latenti che si preparavano; di aperte riscosse che si tentavano; di passioni ardenti che spingevano a sagrifizi; di martiri che inaffiarono di sangue l'Idea: Vittorio Emanuele, Mazzini, Cavour, Garibaldi, Pallavicini ed altri grandi patriotti non dimenticavano che l'Italia viveva in catene, e si preparavano.

=Garibaldi in America.= Nato in Ancona il 4 settembre del 1829 e figlio d'un marinaro, Elia volle fin dalla tenera et

Così parlando si arricciava i baffettini radi, ammirandosi nello specchio. Il parrucchiere gli si avvicinò con intrinsichezza, e Ho capito, anche lei se ne va con Garibaldi gli sussurrò in un orecchio. Eh! se avessi vent'anni di meno le chiederei l'onore d'accompagnarla: le farei magari da ordinanza! Menico se ne andò indispettito.

Menico, invece di mostrarsene intenerito, accettò con un gran sussiego tutte le manifestazioni di quel dolore così sincero, ed anzi fece intendere all'amorosa che sarebbe stato più facile di tornare indietro partendo con Garibaldi che non andando dov'era aspettato lui.... alle cinque in punto.

E quale potenza! Essa fu tale che l'averne veduto i segni incantevoli è per gli italiani della generazione che tramonta uno dei più grandi conforti della vita. E giova notare prima d'ogni cosa che Garibaldi rinfiammò all'improvviso l'entusiasmo delle moltitudini in un momento in cui ve n'era bisogno supremo. La pace di Villafranca, troncando all'improvviso sul Mincio la guerra che doveva «liberar l'Italia fino all'Adriatico» ci aveva posti in condizioni difficili e tristi. Minacciati dall'Austria, con la quale, anche più forte sul Mincio che sul Ticino, non potevamo misurarci da noi soli; diffidenti della Francia, che si temeva non paga della Savoja e di Nizza, ma intesa a chiedere nuove terre in compenso della sua protezione necessaria; irritati contro il governo di Torino che pareva peritoso, quasi restìo, per ragioni non da tutti comprese, all'annessione delle provincie centrali; ci trovavamo in uno stato tanto più intollerabile in quanto, pure avendo coscienza che non potesse durare, non vedevamo per qual via si potesse uscirne. Giorno per giorno sbollivano gli entusiasmi, crescevano i sospetti e s'inasprivano le passioni partigiane, aggravando le difficolt

Il ministro Mancini ed io abbiamo preziosi autografi di Garibaldi, diretti a noi prima e dopo la celebrazione del suo matrimonio. Scelgo una delle sue lettere, e ne fo dono ai lettori della Nuova Antologia, perchè nelle parole di lui si rivela la grande anima dell’uomo e del patriota. Agl’internazionalisti varr

Rinata la speranza in Garibaldi, pubblicò un ardente manifesto ai Toscani col quale li invitava ad insorgere contro la tirannide domestica e straniera. Ma fu l'illusione di un momento, e presago ormai che nulla più poteva sperare, proseguì il suo fatale cammino.