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in sogno mi parea veder sospesa un'aguglia nel ciel con penne d'oro, con l'ali aperte e a calare intesa; ed esser mi parea la` dove fuoro abbandonati i suoi da Ganimede, quando fu ratto al sommo consistoro. Fra me pensava: 'Forse questa fiede pur qui per uso, e forse d'altro loco disdegna di portarne suso in piede'.

in sogno mi parea veder sospesa un'aguglia nel ciel con penne d'oro, con l'ali aperte e a calare intesa; ed esser mi parea la` dove fuoro abbandonati i suoi da Ganimede, quando fu ratto al sommo consistoro. Fra me pensava: 'Forse questa fiede pur qui per uso, e forse d'altro loco disdegna di portarne suso in piede'.

Così narrò dell'Arturo Ceretti, di quel Ganimede da dozzina, e delle pretensioni che aveva presso la sorella adottiva di Lorenzo Salvani; come fosse respinto da lei e picchiato dal servo Michele; come questi avesse cantato, ed egli, Garasso, per far servizio al gesuita, gli avesse recato in mano quest'altro filo della sua trama tenebrosa; la quale doveva riuscire al colpo della falsa perquisizione e al furto della cassettina d'ebano.

Ricordava bene il desiderio curioso di Pier Luigi e gli faceva credere di essere quasi tentata di salire sull'altalena; e allora prendeva le due corde colle mani, stuzzicando il frollo ganimede col bagliore delle braccia nude, che uscivano dalle maniche larghe dell'abito, ma poi lo piantava sul più bello e invece di salire in piedi sull'altalena vi s'inginocchiava appena, fermandosi subito dopo la prima spinta.

20 Qual mensa trionfante e suntuosa di qualsivoglia successor di Nino, o qual mai tanto celebre e famosa di Cleopatra al vincitor latino, potria a questa esser par, che l'amorosa fata avea posta inanzi al paladino? Tal non cred'io che s'apparecchi dove ministra Ganimede al sommo Giove.

NARTICOFORO. Non giurare a chi non crede al tuo giuramento. Parteti di qua; se non, mi partirò io. GERASTO. Entra, Cintio mio caro. Ecco, hai pur visto esser vero quanto ti ho detto. NARTICOFORO. Mio figlio non è cosí fatto: è un Adone, un Ganimede, immo centies piú bello dell'uno e dell'altro. Questi è un deforme Tersite.

E fatto un grazioso inchino, leggera come una silfide mezza donna e mezza nube, senza neppur dar tempo all'incipriato ganimede di rispondere una parola, ratta fuggì sotto l'atrio della porta.

100 Portava Mandricardo similmente l'augel che rapì in Ida Ganimede. Come l'ebbe quel che fu vincente al castel periglioso, per mercede, credo vi sia con l'altre istorie a mente, e come quella fata gli lo diede con tutte le bell'arme che Vulcano avea gi