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Ma era difatti la giornata del 31 al tramonto, che Urban compariva con due colonne da Tradate e da Gallarate sulle alture di Giubiano e di San Pedrino dominanti Varese, e vi si accampava militarmente. Conduceva dodicimila uomini e diciotto pezzi d'artiglieria; sbuffava fuoco e fiamme, annunziava alla citt

Da Laveno, Gallarate, Besozzo, Ispra, Varese, accorsero festanti ad offrire al famoso Capitano l'opera loro, ad invocare una sua parola d'ordine per la lotta; ed a tutti l'eroe distribuiva parole d'incitamento e di coraggio.

Mentre l'Urban, lasciata una forte retroguardia a Varese, contromarciava col grosso della sua divisione su Gallarate diretto al Ticino, Garibaldi ignaro di questa improvvisa ritirata, levato nel tempo stesso il suo campo da Induno, per Arcisate, Rodero, Casanova arrivava a Como fra il tripudio di quella cittadinanza che da quattro giorni paventava di rivedere ad ogni istante gli austriaci.

Tutto ciò stabilito, spinta un'altra pattuglia a Gallarate, per mascherare una volta di più la sua mossa, verso le 5 di sera Garibaldi staccava la marcia, e per le vie traverse di Corpegno, Varano, Bodio, Capolago, tra fitte tenebre, attento a tutti i bivii, e sollecito a tutti i rumori, con la truppa stanca, ma elettrizzata al contatto di quella terra tanto agognata, s'accostava a Varese, dove circa le 11 di sera incontrato da musiche e da fiaccole, accolto da una calca di popolo in delirio, vi entrò in trionfo, s'avviò difilato al Municipio ed incontrato il Podest

Il vecchio Melica, acceso in volto, narrava che i contadini erano stanchi di soffrire, che si ribellavano, scioperavano, uccidevano!... Dove?... Quando? chiedevasi da voci strozzate. Poco lontano... Più lontano... Nel Mantovano... Più in qua... Sul Comasco... ... a Gallarate... ... da per tutto... Tutti parlavano: il lavoro languiva. Un guardiano passò: poi il padrone stesso, pallido, arcigno.

Pertanto al principio di luglio del 1341, colle lettere che in diligenza spacciavano da Avignone gli ambasciadori milanesi per mezzo di Pedrocco da Gallarate, il signor Luchino riceveva un biglietto di Ramengo, che noi riporteremo tal quale l'abbiamo tratto fuori dagli archivj segreti. Magnifico Domno Luchino

Fra i tremila cavalieri concorsi a quella festa con grande sfoggio d'abiti, colle più belle armadure che uscissero dalle fucine di Milano, con destrieri ferrati persino d'argento, v'erano comparsi molti Milanesi per fare la corte al giovinetto Bruzio, figliuolo naturale di Luchino Visconti, signor di Milano. Sono fra essi ricordati Giacomo Aliprando, Matteo Visconti fratello di Galeazzo e di Bernabò, che poi divennero principi; il Possidente di Gallarate, il Grande de' Crivelli, e sovra gli altri segnalato Franciscolo Pusterla, il più ricco possessore di Lombardia, e sarebbesi potuto dire il più felice, se la felicit

Ciò posto, e per quanto fosse manifesto che l'attacco principale sarebbe venuto dalla via di Como, non era però da trascurarsi, il supposto, assai probabile, che l'Urban avrebbe compiuto un movimento aggirante per la via Induno; molto meno era a rigettarsi come improbabile il caso che i corpi incontrati a Gallarate dal De Cristoforis e il presidio di Laveno si muovessero a rincalzare di fianco e alle spalle l'assalto principale, tentando di mettere i garibaldini tra tre fuochi.

Il giorno stesso spiccava dal grande esercito una colonna che a marcia forzata, accorreva sul nuovo teatro di guerra; anche da Milano il generale Melezes di Kellermes, spediva su Gallarate e Somma un corpo di quattrocento fanti, due pezzi e uno squadrone.