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Le campane di Bilbao, nell’alto sole, battevano il tocco. Un dragone di Alfonso XIII camminava davanti a noi, come se la sua terribile spada governasse l’intero mondo. Tra gli alberi profumati alcuni monelli scalzi fumavano con molta seriet

Signor Federigo, non vi pare che dovremmo fumare delle sigarette? Accendendole, scambieremo un'occhiata. Poi scambieremo proprio le sigarette. E guarderemo il fumo con aria triste. Quando il cameriere venne a sparecchiare, essi fumavano. Un rumore di ruote s'intese sulla via. Lucia gittò un grido e si lasciò cadere quasi nelle braccia di Federigo, tremando.

Quando partia, Marfisa diligente Ipalca gli spedia senza riposo, e sali, e dolci accuse si mandavano, e viglietti infocati che fumavano. Terigi in casa non trova la sposa, e s'anch'ell'era in casa, ella non v'era. Ognuno al meschinel narra qualcosa, e s'inventava, ed egli si dispera.

Avrebbe ella, forse, voluto allontanarlo, da queste conversazioni, da queste dispute con questi amici dagli occhi stralunati, dalle ciere malaticcie, che fumavano la pipa, talvolta, o che erano in una perfetta tenuta da gentiluomo, in marsina, con la pelliccia aperta, col fiore all'occhiello, ma che avevano egualmente la ciera morbosa e gli occhi sognanti, quasi allucinati.

S'immagini il lettore, che cosa divenisse in pochi minuti quella camera; tutti fumavano come cammini, ed io in un cantuccio davo fuoco a certi appunti, coi quali sera per sera confidavo alla carta le impressioni provate durante il corso della giornata.

Dalla Soleil bevevano cognac squisito, ch'era stato regalato alla diva da un ricco signore di Bordeaux, tanto perdutamente innamorato, da unirle al bariletto che le mandava ogni tre mesi, la formale domanda della sua mano; fumavano sigarette turche, speditele da un pasci

Una locanda basca, linda e luminosa, con fiori di ciclamini su la tovaglia finemente lavorata, soddisfece alla nostra fame gagliarda e per qualche ora diede ristoro alla fatica della nostra lunga strada. Un ceppo enorme ardeva su la cenere del vecchio focolare, spargeva, col suo rumore di fiamma umida, nella stanza piena di sole un colore d’autunno. Qualche ospite silenzioso rompeva con le sue mani bianche il pane infarinato. Nessuno parlava; i bicchieri, le stoviglie facevano poco rumore; radi passanti traversavano la strada silenziosa; la grande piazza di «pelota» era quasi deserta. Larghi pezzi di montone, cotti con salvia e rosmarino, venivan dai fornelli rossi dell’antica locanda, fumavano su le tovaglie immacolate. Chi le portava era una bella montanara, svelta e forte come una cavalcatrice della Camargue, pallida, senza ombre nel viso, con gli occhi duri, le trecce ravvolte al capo, le anche magre, il seno piccolo, che tremava leggermente sotto il grembiule di fino merletto. Era difficile farla parlare; non rispondeva che pochi vocaboli, con una pronunzia francese dura e cadenzata. C’era in lei qualcosa di primordiale, una specie di lontananza da noi, quasi un’antichit

Parte fumavano l'oppio, parte ne erano gi

Le mandre rientravano dai pascoli salutando la sera con lunghi muggiti. I passeri si raccoglievano sugli alberi cinguettando, e raccontandosi i loro pettegolezzi del giorno. I camini fumavano, le famiglie si raccoglievano per la cena. Tirai fuori dal mio portafogli la lettera di raccomandazione di mio zio all'egregio signor Nicola Bruni, e domandai della sua dimora al primo venuto.

All'ultimo un vecchietto, dopo di essersi consultato con due altri vecchi che fumavano tranquillamente in un canto e non si erano neppur degnati di rispondere alla nostra richiesta, venne ad offrirci l'opera sua. Basterete a remare voi solo? gli dissi. Montino! E il gesto e la voce del vecchio rivelarono l'orgoglio offeso da quel dubbio da me espresso.