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Era alto, con una finestrolina sopra la porta che riceveva la luce scialba del corridoio chiuso e largo poco più della tana. Per vederci malamente, dovevo stare cogli occhi alla inferriata. Nessuno dei miei compagni fiatava. Si capiva che attraversavano anche loro il momento della prostrazione. Sentii Chiesi che domandava a Fritz come stava. Bene, grazie. Nacque subito il dialogo.

Io posso far nascere in me l'amore, quando voglio, artificialmente.... E mentre egli raccontava i risultati di qualcuna delle sue complicate esperienze psicologiche, Fritz scuoteva la testa, e replicava, opponendo argomento ad argomento, e caso a caso.

La signora Avory le chiedeva ogni momento: Sei stanca? Sei stanca? Ma Edith non era stanca. Sentiva nell'atmosfera intorno a lei un vibrante e intenso eccitamento, a cui ella partecipava senza capirlo: era il perturbante, febbrile eccitamento di una danza macabra. Fritz Klasen le venne davanti e, dritto, battendo insieme i tacchi, si presentò a sua madre e a lei.

Ed io ero in questa orribile alternativa diceva Fritz Eisenstein o di lasciare scoprire la mia relazione con quella donna, di vederla perduta per sempre agli occhi del mondo, di esser la causa di una rovina irreparabile, o di spingerla io stesso! in braccio all'unico uomo che avrei voluto fare scomparire dalla faccia della terra!... Ah! i miei capelli cominciano a brizzolarsi? Lo strano è come non sieno gi

Ah! Tu non l'a... cominciò Fritz Eisenstein; ma levandosi ad un tratto da sedere, in preda ad una grande emozione, si corresse vivacemente: No! No!... Tu l'amavi; oh se l'amavi! Ed è bella, ed è buona, ed è vera questa piet

Allora, finalmente, dopo lunghe divagazioni, dopo un silenzio imposto dalla calma suprema dello spettacolo, una parola fu pronunziata in quella conversazione di giovani: la Donna. Ah, parliamone! diceva Fritz Eisenstein, portando alle labbra con un gesto automatico il bicchiere e riponendolo tosto in mezzo alla tavola.

Lungo questo viaggio indimenticabile ci domandavamo di tanto in tanto l'un l'altro se eravamo vivi. Chiesi: Come stai, Fritz? Federici: Bene. Don Davide, dormite? Magari potessi dormire! Romussi, come ti senti? Maledettamente male. Non avrei mai creduto che il trasporto dei prigionieri fosse fatto in questo modo. Siamo trattati peggio delle bestie.

Le barche si avvicinavano alla costa, in lunghe file, e il silenzio pareva piovere più profondamente sulla campagna e sul mare. Che poesia nella rinunzia! esclamò ancora Fritz Eisenstein, con un gesto largo. Il Buddha! il Buddha! disse sommessamente il raccontatore.

La pace era profonda: non una voce, non un movimento; le barche dalle alte vele latine parevano immobili, nella distanza. Fritz Eisenstein, l'ospite, si scosse dal suo torpore, e passando una mano nella selva della sua capigliatura, esclamò: Sapete che noi dovremmo vederci più spesso?

Fritz borbottò: Sant'Anna! pregate, pregate per noi!... Chi potrebbe salvarci da questo vento satanico?... Guardate! gridò; non vedete passare l