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Ore dolci, ore divine di un colloquio che nulla turba, sguardo importuno, minaccioso rumore di passi vicini! Ore in cui l’anima, sciolta d’ogni sospetto, si espande rigogliosa e distende i rami flessuosi, all’ombra de’ quali due vite confidenti riposano! È sonno o veglia? È vita o visione? E quei nonnulla che labbro mormora a labbro, che l’orecchio non ode e che la bocca respira!

La natura aveva forse voluto fare un complimento a Raffaello Sanzio, che in questa parte ebbe talvolta a correggerla. E mai collo di donna fece pensare più di questo ai flessuosi candori e alle armoniche movenze del cigno. Il seno poi, era fior di latte rappreso, e i teneri contorni dell'òmero avevano la soave fermezza e i miti splendori del marmo di Carrara.

69 Se fu quel letto la notte dinanti pien di sospiri e di querele gravi, non stette l'altra poi senza altretanti risi, feste, gioir, giochi soavi. Non con più nodi i flessuosi acanti le colonne circondano e le travi, di quelli con che noi legammo stretti e colli e fianchi e braccia e gambe e petti.

Nei luoghi meno in vista, dietro gli svolti dei cigli, il giardino nascondeva l'orto; le rose tée dai flessuosi gambi coprivano il fiorellino vile del fagiuolo e della patata, al viridario dei fiori tropicali si appoggiavano gli sterrati degli asparagi e dalla cicoria.

L'uscio si aperse, e Nicolino Ariberti si vide davanti una ragazza. Almeno, così gli parve nella mezza luce che disegnava i contorni flessuosi e snelli della persona di lei, senza lasciargli scorgere le fattezze del volto. La donna per fermo vide meglio lui, e non dovette sembrargli uomo da chiudergli l'uscio in faccia; chè anzi fu pronta a tirarsi da un lato per lasciarlo passare.

Il suo peignoir che azzurreggia le inguaina i fianchi flessuosi e il dorso rosato dal riflesso della lampada interna.... Senza vedermi, indecisa, imprecisa e affondata nel fresco, nell'azzurro, essa beve il vasto polverio dei suoni e dei colori, e il malinconico incanto dell'infinito.... La sua casetta sorridente è imbellettata e incipriata meglio di una Parigina....

Il cielo era sgombro e lucentissimo, la notte molle e deliziosa, la luna biancheggiante sulle moli gigantesche, tutta quella galleria innondata dalle fragranze degli aranci, che gettavano le lunghe loro ombre sul marmoreo pavimento e sui bianchi pilastri. Per quanto l'aria vi recasse ogni tanto la confusione delle voci, delle grida, de' suoni che fervevano nelle interne sale, quel luogo era tuttavia abbastanza silenzioso. Ella si concentrò in stessa, e fatta la somma dei beni e dei mali, che in quel momento costituivano la sua vita, concluse di essere troppo infelice, e non vedendo nel tempo avvenire nessun barlume di meglio, pensò esser ben più vantaggioso il morire, che vivere di quella guisa. In questi pensieri stava così colla testa reclina, guardando meccanicamente le ombre dei flessuosi aranci, che movendosi rendevano strane figure sui bianchi marmi rischiarati dalla luna. A un tratto ode un sospiro, gi