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Garibaldi intanto persuaso da agenti e da amici che la rivoluzione era imminente, aveva fatto i preparativi per l'occupazione; e mentre al governo della Lega risultava che l'insurrezione era assolutamente priva di base, e solo fissa nella mente di pochissimi esaltati, Garibaldi mandava un telegramma al governo annunziante che la rivoluzione era scoppiata, e che egli stimava suo dovere di accorrere senza altro, come aveva preso impegno, in favore di quei patrioti.

Certezza di quel mondo ove la prova non esiste e non conta? Mortella. Ah, ti basti che so, ti basti che ho udito, ti basti che ho veduto. Giana. Dove? come? È protesa verso l’accusatrice, che non la guarda più, fissa allo spettacolo della sua propria miseria. Mortella.

Io nol soffersi molto, poco, ch’io nol vedessi sfavillar dintorno, com’ ferro che bogliente esce del foco; e di sùbito parve giorno a giorno essere aggiunto, come quei che puote avesse il ciel d’un altro sole addorno. Beatrice tutta ne l’etterne rote fissa con li occhi stava; e io in lei le luci fissi, di l

Ludovico e Francesco sono seduti quasi nel mezzo della camera, Ludovico sopra una poltroncina, Francesco su una sedia. I loro ginocchi si toccano. Ludovico, con le braccia penzoloni, cerca di stare immobile. Francesco, con le braccia piegate, lo fissa negli occhi acutamente e il suo viso, cachettico, emaciato, ha, nell'atteggiamento dell'ipnotizzatore improvvisato, qualche cosa di comico e di sinistro. Con una sigaretta fra le labbra, fuma avidamente. Durante tutta la scena, egli fumer

Ma poi, ricordatosi della sua idea fissa, che in galera non si scrive, smise l'idea per rimpinzarsi di libri. La «colomba» e il linguaggio dei detenuti.

Lisa non comprese. Continuò a star a quel modo, fissa, immobile: solamente le sue labbra tremanti si agitarono come per parlare, ma senza pur mandare un suono. Il padre aspettò un istante; poi, visto che la tremenda luce del vero pareva non balenare nemmanco alla mente intorpidita della infelice, soggiunse: Gustavo è morto... La donna gettò un grido straziante, e cadde riversa, come fulminata.

A un certo punto d'una partita, il commendatore osservò bruscamente al compagno che segnava quattro, mentre non ne aveva che tre. Ah! è vero; rispose tranquillamente il giocatore sospetto; m'ingannavo. Domando scusa: non è voi, che ingannavate!... Il Bonicelli, che aspira al grado di capitano nella territoriale, viene esaminato dal colonnello. Ma la sua mente è fissa all'écarté.

Per questa giornata io fremeva ed impallidiva da due mesi, lavorando, ridendo, vivendo sotto l'imperio dell'idea fissa. Da due mesi ella palpitava come un uccello morente, nel disordine delle sue lettere; da due mesi, noi mentivamo atrocemente alle persone che ci erano state più care. Ogni azione, ogni pensiero, ogni speranza erano concentrate in quella giornata luminosa e ardente. Per andare, io ingannava un'altra donna, mia madre, mia sorella, i miei amici; io faceva venti ore di viaggio, io rimaneva sei giorni nell'albergo del paesello: per venire ella ingannava un uomo, ingannava suo padre, i suoi fratelli, i suoi cognati, sua suocera, i suoi servi, i suoi amici, si esponeva a viaggiar sola, bella e graziosa, per trenta ore di viaggio, in mezzo ai pericoli, venendo ad un pericolo di morte. Che importava tutto questo? Io l'amava e l'aspettava, ella veniva a me perchè m'amava. L'ultima settimana prima del giorno, era stato un turbine quello che ci aveva travolti; eppure, in tanto disordine di ogni cosa brillava netta, lucida, matematica tutta la combinazione del viaggio. Io conosceva a mente il mio itinerario ed il suo, e lo ripeteva sottovoce, come se avessi potuto dimenticarlo. Quei nomi di paesi, quelle ore ritornavano macchinalmente sulle mie labbra. Eppure una orribile paura mi accompagnava di sbagliare un treno, di non trovarmi, di perdere la testa, e due ore innanzi io era alla stazione, fingendo leggere, disinvolto, bevendo dei grandi bicchieri d'acqua per calmare la mia febbre. Chi ha viaggiato con me? Non so, guardavo in volto le persone senza vedere nulla. Sentivo nelle orecchie un rumorìo di voci, uno stridìo di ferro, squilli di campanelle, fischi, ma non comprendeva nulla. Non ho dormito mai, mai. Mi assopivo, talvolta nell'abbandono, nella stanchezza dei nervi troppo tesi, ma l'anima vegliava, un sussulto mi scuoteva. Quanti giornali ho trascorso, quanti libri ho sfogliato? Non mi ricordo. So che arrivato al paesello, dove ella doveva venire, mi son sentito stringere il cuore. Forse, non sarebbe venuta. Che ne sapeva io? Era così strano il modo come ci eravamo amati, così singolare il modo come ci amavamo! Non mi conosceva, non la conoscevo. Da un momento ad un altro, lei che non era nulla, era diventata tutto per me. Che donna era? Forse, non sarebbe venuta. Forse l'avrebbero trattenuta. Invano cercavo dominare questo senso invincibile di sgomento. Pure l'albergatore, un cortese e famigliare, uomo che non vedeva mai nessun forastiero, non si accorse di nulla; è vero, io era pallido, gli occhi miei vagavano, distratti, le mie mani avevano la febbre, ma sorridevo, scherzavo anche. Nei tre giorni avevo visitato il paesello, la sua chiesa gotica, la sua manifattura di lana sopra un fiumicello l

Scriverò a Recoaro per far apparecchiare le camere a mia madre e a me. Son spaventato: guardando solo l'orario, e leggendo quei nomi di stazioni venete, mi si stringe la gola... Rivedrò Lidia. È un'idea fissa. Ah se potessi condannarti all'oblio!

Maria guardava il mare, ma era pur sempre fissa ne' suoi tormentosi pensieri, quando udì la voce di Giorgio, gittò un grido, e si voltò come spaventata. Che volete?... Come siete qui?... Perchè?... Come siete entrato?... Non mi sono fatto annunziare perchè temevo, in tal caso, che non mi avreste ricevuto rispose il Della Valle, non senza amarezza. Scusate, ma...