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SENECA Bada, Neron; piú che ingannar, t'è lieve Roma atterrir: l'uno assai volte festi; l'altro non mai. NER. Ma, di te pur mi valsi ad ingannarla io spesso; e a ciò pur eri arrendevole tu... SENECA Colpevol spesso anch'io: ma in corte di Nerone io stava. NER. Vil servo... SENECA Il fui, finch'io mi tacqui; or sorge il , ch'io sciolgo a non piú intesi detti libera lingua.

E pensai ai lunghi anni vissuti, senza gioja e senza carezza, nella solitudine d'una idea, agli amici morti per la terra o morti per me, alle illusioni sparite per sempre, all'ingratitudine degli uomini, alla tomba di mia madre, alla quale io non avevo potuto accostarmi se non celatamente, la notte, come uomo che tenti delitto; finch'io sentii un bisogno di piangere, piangere, piangere, ma non poteva.

Io dacchè l'insistenza vostra ad attribuirmi ogni cosa che vi conturba mi riduce a parlar di me vi sono e vi sarò, finch'io viva, nemico irreconciliabile: voi avete crocefisso al cospetto delle Nazioni l'onore della mia Patria e fatto, per quanto è in voi, retrocedere un avvenire che Dio le assegnava, e che bastò a me intravedere, perchè io gli consecrassi anima, vita e affetti, sentendomi largamente compensato d'ogni possibile sacrificio. Ma l'immenso amore che io porto all'Italia, lo sdegno profondo contro ognuno che la vituperi e cerchi di corromperla e traviarla, m'hanno fatto mai adottare armi sleali con voi, o scendere ad accuse ch'io non credessi fondate, o rifiutarvi quella libert

Entro quel sangue tuo me non bagnai; tu tel bevesti, io tacqui; è ver, costretto tacqui; ma fui reo del silenzio, e il sono, finch'io respiro aura di vita. Ahi stolto, ch'io allor credetti, che Neron potria por fine al sangue col sangue materno! Veggo ben or, ch'indi ha principio appena. Ogni nuova tua strage a me novelli doni odíosi arreca, onde mi hai carco; so perché.

POPPEA È tempo al fine, tempo è, Neron, ch'alto rimedio in opra da me si ponga, poiché sola io 'l tengo. Queta mai non sperar l'audace plebe, finch'io son teco. Ah! generosa prole, qual darle io pur di Cesari son presta, Roma or la sdegna. Alla prosapia infame di egizio schiavo un pervenga, è meglio, la imperial possanza.