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Nella descrizione del viaggio di Garibaldi da Firenze a Bologna il Guerzoni è assai inesatto. «Giunto alle Filigare» (cosí scrive) «trova un inatteso intoppo. Il generale Zucchi..... posto dal Rossi a Commissario straordinario di Bologna, timoroso che Garibaldi mirasse allo Stato Pontificio coll'intenzione di agitarlo e sommuoverlo, gli aveva inviato incontro un battaglione di Svizzeri, coll'ordine preciso di sbarrargli il passo». E seguita dicendo come Garibaldi allora non vide altro espediente che quello di recarsi in persona egli stesso a Bologna, per spiegare allo Zucchi lo scopo del suo viaggio, e persuaderlo a lasciargli proseguire il cammino fino all'Adriatico. Lo Zucchi non volle in sulle prime ascoltar ragioni, e rinnovò il divieto; ma essendosi vociferata la cosa, e il popolo tumultando minacciosamente perché fosse lasciato libero il transito al famoso e gi

Una grande ragione v'era che Garibaldi in quel momento non capiva. Dopo otto giorni, combinati accordi con altri patrioti, Garibaldi sempre guidato da Don Giovanni, prese l'Appennino, giunse a Palazzuolo, e per Pietramala, le Filigare e Prato potè arrivare a Talamone.

La sera del 10 Garibaldi arrivò a Bologna; non so, per altro, se spontaneamente, o invitato. Una gazzetta di que' giorni cosí descrive il suo ingresso: «Il generale Garibaldi è finalmente giunto fra noi. Ieri sera, alle nove, arrivava a Bologna. Una considerevole folla di popolo andava ad incontrarlo e distaccati dal suo legno i cavalli (ad onta delle ripetute istanze del generale) lo trascinava, quasi in trionfo, fino al Grande Albergo Reale, dove il Garibaldi fissava la sua dimora. Qui giunto, il popolo ripeteva piú volte fragorosissimi applausi ed evviva all'eroe di Montevideo, al valoroso campione dell'indipendenza italiana. I legionari del Garibaldi sono sempre alle Filigare, privi di mezzi e di risorse. Il generale Zucchi, ministro della guerra, giungeva egli pure ier sera in Bologna, reduce da Ferrara, senza per altro, lasciar trasparire nulla del suo arrivo». Il giorno 11, da Bologna, cosí scrivevano all'Alba: «Garibaldi fu incontrato alla Porta dal generale Latour, che lo accompagnò a piedi ed a braccetto fino all'albergo. Il popolo, con bandiere e torcie, faceva seguito e plauso». Lo stesso corrispondente dell'Alba tornava a scrivere due giorni dopo: «Il Governo Pontificio ha finalmente concesso alla legione Garibaldi di transitare pel suo Stato, consegnando le armi all'ingresso, per esserle restituite all'opposto confine». Quanto vi sia di vero in questa ultima condizione lo ignoro. Nella Gazzetta di Bologna del 14 si legge: «Ieri sera giunse in Pianoro dalla Toscana la colonna dei volontari italiani, che è sotto gli ordini del generale Garibaldi. Questa mattina , dopo aver pernottato in quel paese, ha preso di col

Ma non li aspetta, li provoca; e va dalla Svizzera a Nizza, e da Nizza, fra gli applausi di tutta la riviera d'occidente, a Genova, di dove salpa con cinquecento volontari per portar aiuto alla Sicilia insorta. Trattenuto dal popolo a Livorno e indotto a prendere il comando dell'esercito toscano, si conduce a Firenze, donde, mutata idea, parte con la sua colonna per recar soccorso a Venezia. Fermato dal generale Zucchi alle Filigare, retrocede e accorre a Roma, e dopo aver combattuto il brigantaggio e compressa la reazione in quel di Rieti, nominato generale romano, vince i francesi a Villa Panfili, va incontro ai Borbonici, li respinge da Palestrina, li batte a Velletri, s'impadronisce di Rocca d'Arce, ritorna alla citt