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Il Cottin mi pregò d'acquetarmi, dichiarò ch'era quegli un domestico suo fidatissimo e si scusò dell'avere dimenticato di chiudere l'usciolo a chiave. Compita l'iniziazione, il maggiore mi disse ch'ei si recava tre giorni a Nizza dove avrebbe lavorato utilmente fra la milizia, ma che la memoria lo tradiva e ch'io avrei fatto bene a dargli la formula del giuramento in iscritto.

Ma il re Luigi doveva rispondere in quel modo che al Fiesco tornasse più utile. E perchè la risposta volgesse favorevole alle ambizioni del potente signore, andavano lettere di costui; portate da un suo fidatissimo uomo, a quel re. In pari tempo occorreva guadagnar l'animo dei Pisani, mandando loro un altr'uomo per chiedere se il valido e sicuro aiuto d'un gran signore genovese non potesse convenir loro assai più dell'incerto e scarso che dar poteva il Senato. Certo, ponendo in questa forma il dilemma, i Pisani non avrebbero esitato un istante. E perchè il re Cristianissimo si sarebbe acconciato ai fatti compiuti, occorreva che l'uomo mandato ai Pisani fosse destro negoziatore e capitano risoluto ad un tempo, cioè pronto a tirar dentro un grosso di soldatesche, gi

Monsignore Guido appena svolto il canto della contrada occorse in un suo fidatissimo servo, il quale veniva frettoloso in traccia di lui. Appena lo ebbe scorto, quegli gli disse: Monsignore l'eminentissimo Cardinale Maffeo ha mandato un donzello del Governatore al palazzo, affinchè adoperasse ogni diligenza per trovarvi, e consegnarvi questo paio di sproni . Sproni! E non ha egli soggiunto altro?

Per ciò, dopo esser stato più volte tentato di abbandonare al tutto quell'impresa, mise finalmente gli occhi addosso a un certo tale che aveva conosciuto qualche anno prima, e nascondendo stesso nell'ombra, pensò valersi dell'opera di colui. Il giorno dopo, che era il 16 di settembre, chiamò l'uomo di camera, il quale da molto tempo gli era fidatissimo.

Bisogna, disse il primo, che io lasci domani Catania. Incaricherò un mio procuratore di rappresentarmi: è un uomo fidatissimo, segreto ed assai pratico di affari; presso lui depositerò le carte, se lo credete, ed egli verr

Fatti salire i due profughi l'uno a sinistra, l'altro a destra nel baroccino, il Martini consegnò a ciascuno di essi un fucile, e montato in mezzo a loro, prese a guidare il cavallo e partirono per la via di Massa. Erano circa le 10 quando si mossero dal Molino di Bruciano, e circa alle 12 erano arrivati senza incidenti al punto dove li aspettavano i fratelli Lapini. Si erano essi partiti da Massa nel modo seguente: Riccardo Lapini e un suo familiare fidatissimo Biagio Serri andarono a ricevere il Generale e il compagno, mentre Giulio Lapini e Domenico Verzera tenutario di vetture si andavano ad appostare dall'altro lato della citt

Il Palavicino, costretto a starsi di ciò contento, pregò gli conducessero innanzi quell'uomo ch'egli conosceva assai bene, e sapeva esser fidatissimo del conte. Colui comparve finalmente, e appena fu lasciato solo col Palavicino, questi gli si scoperse dicendogli: Son io, buon uomo, e vengo a cercar di mia madre. Desideravo però prima di vedere il conte: dove può esser dunque a quest'ora?

«Questa notte tu galoppavi allegramente sulla via di Cusnedo.» «Io?» «Tu stesso, e in compagnia d'un altro; ma perchè ti spiccasti così presto dal tuo lago? perchè non mi hai aspettato? perchè sei qui? chi è quel tuo fidatissimo amico

Ramorino mi chiese, per le spese necessarie all'ordinamento della colonna, 40,000 franchi; e li diedi. L'ottobre non doveva trascorrere senza vederci in azione. Ei partì sollecitamente. Io gli raccomandai come segretario un giovine modenese, fidatissimo nostro, che doveva invigilarlo e informarmi.

Di questi il primo, nato di gran legnaggio, nella terra di Scalea in Calabria , imparentato colla siciliana famiglia de' conti d'Amico, e signor di feudi in Sicilia e in Calabria , venuto era fanciullo seguendo la regina Costanza, con madonna Bella madre sua, nutrice della reina; e a corte d'Aragona si era educato nelle armi e nelle astuzie. Pietro molto amore gli pose; il fe' cavaliere con Corrado Lancia, giovanetto congiunto della reina; e una sorella di Corrado a Ruggiero sposò. I due cognati prestantissimi si fecero in armi: e avvenne che Corrado, pria dell'altro che tanto dovea vantaggiarlo di gloria, ebbe nome, e segnalossi capitan di navi catalane, in fatti audacissimi sopra Saraceni . Giovanni di Procida per altra via più combattuta venne in grazia al re d'Aragona. Nacque costui, o fu allevato in Salerno; ebbe alto stato appo l'imperator Federigo e Manfredi, e oltre il feudo di Procida molti beni allodiali in Salerno; fu medico assai riputato ; e tradusse dal greco in latino, o compilò in latino, le massime di filosofia morale degli antichi sapienti . Narrano alcuni, a ringrandir Giovanni e rendere più patetici i suoi casi, che volontario ivane in bando, trafitto di mortal rancore perchè uomini francesi per violenza contaminasser la moglie e la figliuola di lui, uccidessero il figlio che difendeale; e di tanto misfatto negassegli giustizia il re . Ma non drammatico appar questo esilio dai documenti, che attestan Giovanni fatto ribelle innanzi il milledugentosettanta, probabilmente per la guerra di Corradino, e se gittan qualche barlume su i suoi domestici torti, dan luogo a tal sospetto più tosto dopo l'esilio che innanzi . Come noto nella corte di Manfredi, Giovanni cercò asilo appo la reina Costanza in Aragona; ov'ebbe da Pietro le signorie di Luxen, Benizzano, e Palma; cortigiano suo fidatissimo divenne, e consigliere : ch'uomo fu di molta saviezza e dottrina, aguzzato anco la mente da un intenso odio, e dalle aspre sue vicende ammaestrato a maneggiare questi vari e sfuggevoli animi degli uomini. Quegli usciti, dall'amaro soggiorno in corte straniera non volgendo altro nell'animo che la patria loro e la vendetta contro quella rea mano che li cacciò, forte stigavano il re. Tritavan insieme con esso le condizioni delle cose; la mala contentezza de' popoli in Sicilia e Puglia; la tirannide stolta di Carlo; i disegni del papa; i timori del Paleologo: aver questi oro e non armi; Aragona il contrario; Roma saette d'altra tempra: s'accozzerebber pure; battesse l'ali questo Carlo, gli aggiusterebbero il colpo. E spiavan, vegliavano; ad ogni nuovo eccesso di Carlo, spuntava nel cupo consiglio d'Aragona un sorriso . Memorabil epoca in cui i quattro principi che tenean la più parte delle regioni europee bagnate dal Mediterraneo, furono ad un medesimo tempo di gran valore, e di grandi vizi, degni se non di lode, certo di fama. In Oriente il Paleologo, usurpatore, ma ristorator d'un impero, fraudolento più che forte, tremava di re Carlo. Questi agognando a tal vastit