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⁴⁰⁸ Un nobile ed ardito siciliano lasciava scritto: «L’amore è tutto in Sicilia. Feroce nel popolo, esso perde sempre del suo colore scuro salendo i diversi gradini della societ

Quella dell'artista dinotava un imparadisamento, una gioia fina, alta, estetica di tutto il suo essere: quella del Weill-Myot, un'ammirazione feroce e che si era espressa come un ruggito; era lo svegliarsi di tutti gl'istinti più brutali, che avviliscono l'uomo. La bellezza luminosa, chè tale pareva, della principessa, sembrava irradiasse la stanza.

Le guancie del giovane ufficiale erano vivamente infiammate, lo sguardo feroce, e la destra stringeva convulsa l'elsa della spada.

Un giorno Guido, contemplando i capelli di Beatrice, vergognò della vita abiettissima che conduceva; ed aspirando a maggiore vendetta, toltosi allo improvviso da Roma si condusse in Fiandra ove durava tuttavia feroce la guerra, che cotesti popoli sostenevano per la independenza e per la libert

E tale diventò precisamente il feroce nostro figlio d'Aspromonte trovandosi una seconda volta arbitro della bellissima Alpigiana; e quindi cercò questa volta per suo proprio conto d'inoltrarsi nelle buone grazie della fanciulla.

Avrebbe pur voluto dimenticare col sonno le vicende di quella notte; ma non ci riusciva, anzi faceva peggio. Gaucherin era stato ad un ballo, e gli splendori delle gemme e dell'oro, i lampi procaci della gaia giovinezza che per tante ore lo avevano esaltato e commosso, adesso gli suscitavano nell'anima un impeto d'ironia amara e feroce.

Ecco, spumeggia di sangue recente Il benedetto calice; volteggia Da feroce disio fatto più lieve L'inebbrïato Prete... Madri, madri, fuggite: il sangue è quello Dei figli vostri; il santo vecchio ha sete; Madri fuggite: il sangue Dei vostri figli ei beve!

Se mai peraltro si trovassero, io ritengo doversi abbandonare al popolo; tu sai che difficil sarebbe trovare una bestia più feroce. Lo credo.

La poca luce che mandava dall'interno della stanza la lampada accesa faceva parere più infossate, più livide, più cadaveriche le guancie di lui; l'occhio fosco, affondato, irrequieto, brillava d'una fiamma sanguigna; il contrarsi delle mascelle e delle labbra aveva qualche cosa di spaventato e di spaventoso, di feroce e di doloroso insieme.

La vergine sveva, per passione diventata feroce, gli punse un poco la gola, perchè Gisfredo ebbe a stramazzare svenuto, e con saldo accento comandava: «Conducimi, e taci