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Ora non le resta altro che entrare in casa. Così disse allegramente la fattora, una sposina anche lei, ma che aveva preceduto Marta nel riempire una piccola culla di vimini, intorno alla quale si affaccendava con grandi ansie. Marta conosceva appena la fattora; per solito incontrava Alberto sull'aia, gli prendeva il braccio e non guardava altro.

Per fortuna sentenziò la fattora, dopo aver data una guardatina di traverso al cielo non è un'acqua che durer

E in paese, che dispiacere per tutti... I padroni andavano via... davvero?... Il Principe sarebbe tornato a primavera, ma la bimba no; andava in un convento lontano, e non sarebbe tornata che dopo varii anni. La fattora lagrimava, la giardiniera anche lei, la guardarobiera aveva gli occhi rossi... tutti dicevano: «Va via la nostra signorinacon un'aria triste, sinceramente triste....

Fu sorpresa della gaiezza di quel volto, della luce strana che le brillava negli occhi, dell'aria disinvolta, padrona di . Entrò. Il bambino piangeva. La fattora se lo prese tra le braccia, cullandolo, baciandolo lieve lieve sulla fronte, mormorando parole tronche, senza senso, dolcissime. Ella dunque avrebbe fatto allo stesso modo? E quello era l'amor materno? Lo amate molto questo piccino?

Al che l'altra non rispose se non arrossendo e chinando il capo sulle guancie del suo bambino. Continuava a piovere, e dalla finestra che dava sui campi la massa verde degli alberi luceva, morbida e vaporosa, con dei contorni da pastello. La fattora, rimesso il piccino nella culla, si diede a rattizzare il fuoco: Il mio uomo se la prende tutta! Marta pensava come avrebbe fatto a tornare a casa.