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Della villa non potrei fartene la descrizione, perchè non vi entrai che un momento solo, ed ho preferito stare in giardino dove c'erano tanti giochi e tante bambine.

EROTICO. Dimmi, caro fratello, come Cleria saprá il principio della tua partita, non sará il fin della sua vita? che sai che deliberazione ará ella fatta, e desia fartene consapevole? Onde, se non bastano i miei prieghi, per quel nome di Cleria, che ti fu caro un tempo, che vi fermiate per questa notte sola in casa mia. Consigliamoci fra noi, che dobbiam fare.

Quel che tu chiami amore è una falsificazione di esso; l'amicizia larvata. Che cosa vuoi fartene di me? La cara compagna della mia vita.

Tu vuoi dei documenti? dunque tu vuoi trafficarne. Non vedi tu, idiota, che una scritta simile nelle tue mani sarebbe una sentenza di morte contro di te? Non è, no, per fartene un parafulmine che tu cerchi codesto. Chi andr

Saltava, come un bambino, per le stanze, si affacciava ai balconi, comunicava alle persone che passavano la lieta notizia. Stavo per fartene una brutta assai! gli diceva il Piemontese: povero Calogero! Dica: Povero Cardello! egli rispose: come mi chiamavano al mio paese quando ero ragazzo. Perchè? Credo perchè ero vispo come un cardellino. Da ora in poi ti chiamerò Cardello anche io.

GERASTO. Cosí potessi fartene veder l'esperienza! ESSANDRO. Cosí io potessi farla vedere a tua figlia! GERASTO. Che dici di mia figlia? ESSANDRO. Dico che essendo serva di vostra figlia, mi dovreste amar da padre. GERASTO. T'amo piú di tuo padre assai, e d'altro amor che non farebbe tuo padre o fratello. ESSANDRO. Voi dite cose triste, mi fate vergognare: mi vo' partire.

Tu che conosci quanto m'interessino gli studi psicologici potrai facilmente fartene una idea. Naturalmente il primo pensiero che mi venne fu ch'egli soffrisse per qualche segreta passione. Quale altro motivo poteva infatti far cadere nella malinconia un uomo di così allegro carattere e fattamente ricolmo di tutti i beni della fortuna, se non l'eterna sorgente delle lagrime di quaggiù l'amore?

Ho scritto tutto? Rileggo, e mi pare che ce ne sia d'avanzo. Non si direbbe, infatti, che sono innamorato? Eh via, questo poi no. Galatea è una graziosa ninfa, piacevole a quel dio, e sarebbe un'ottima compagna per un lungo viaggio. Ma non a te, vecchio barbone che sei. Godi da saggio epicureo il tuo sorriso di gioventù, il tuo granellino di dolce follìa; ma guai a fartene un albero! Capisco, finalmente, che certe ubbriacature passano presto. Son come lo Sciampagna, queste care figliuole: un po' di spuma, e buona notte. Domani sar

Io due salme sotto il Cucchiaio. Io venderei pure il mulino e il diritto dell'acqua. Bravi! A uno a uno. Ma bisogna intenderci, notaio! Che? Fino a ieri, tu non sapevi che fartene di quelle quattro zolle sassose, e ora nicchi? Ah, notaio! Voi tirate per l'inglese.