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Ci fu un momento di pausa, poi rizzandosi a un tratto più alto, più largo, più maestoso: Volete stare con me? Da un grande dolore..., una grande idea. Il mio povero Fara-Bon è morto: dobbiamo essere noi, i raccoglitori e gli esecutori della sua grande eredit

Tutti credevano di trovarlo avvilito, disfatto, supplichevole, e invece non si era mostrato dolente altro che per la morte del capitano Fara-Bon; e un uomo che si dispera per un amico morto, non può essere lui stesso in extremis! Ma che! Matteo Cantasirena era sempre vivo, sempre forte! Aveva troppo talento! Conosceva i segreti di troppa gente!

Ma intanto, per via di quel dispaccio del Presidente della Camera, pensava che a Roma il Direttore, era sempre potente. Fuori! Cantasirena aspettò: voleva prima raccogliere tutto il suo dolore, tutta la sua forza, poi: È morto il capitano Fara-Bon, tuonò col vocione rotondo, sonoro, e lanciò quel Bon proprio come una cannonata!

Noi non abbiamo bisogno del Governo. L'idea è grandiosa: pareva un'utopia al Paleocapa, e il Fara-Bon ha saputo renderla attuabile. Il Comitato è pressochè costituito. Metteremo alla testa il duca di Casalbara. Benissimo! esclamò il prefetto, con un'affermazione che pareva anche un saluto, per quel nome, Casalbara.

Pietro Laner, il Brunetti, il tappezziere, il fattorino si guardarono l'un l'altro sbalorditi. Il capitano Fara-Bon?... Chi era il capitano Fara-Bon?

Povero Fara-Bon! Un bell'originale! E si ricordò pure di un certo progetto del capitano, di una serie di articoli che gli aveva mandato sulle Vie acquee dell'Italia Settentrionale e che non aveva mai potuto pubblicare per mancanza di spazio. La Navigazione Cisalpina! Perchè no?... Potrebbe essere una grande idea per far denari!

Vi serva di regola in avvenire!... E i fiori?... Gioconda!... Gioconda!... Voi, Pietro, che avete la passione dei fiori, fatene un bel mazzo per la mia Eleonora! Ahuf! Non ne posso più! È una giornata delle più tremende!... Ah, povero Fara-Bon! È un chiodo fisso qui, e rivolgendosi al Brunetti si picchiava forte l'indice teso contro la fronte, un chiodo qui! qui! qui!

Matteo levò le braccia al cielo.... barcollò.... poi si buttò sopra un canapè dimenandosi, torcendosi, gemendo: La mia figliuola!... Anche la mia figliuola!... Il mio unico affetto.... superstite!... La rovina è completa...; povero il mio Fara-Bon.... hai fatto bene a morire.... Crolla la Cisalpina! Crolla la famiglia! Crolla la patria!

Un vero poema.... paradisiaco! e gli occhi del direttore s'incontravano in quelli della cuoca, e sfavillavano insieme per la lussuria della gola. Poi uscì di casa: andò a passeggiare per Milano. Voleva far vedere a quei pezzenti della Costituzionale, che lui era sempre vivo! Vivo più che mai!... Era gongolante, raggiante.... Avrebbe fondato subito un altro giornale "Il Fara-Bon!"

Cantasirena non aveva letta una sola parola, non aveva un dato qualunque che potesse riferirsi al grandioso progetto "colossale!" del compianto Fara-Bon; ma parlò, parlò, continuò a parlare con calore, con persuasione, con convinzione, con entusiasmo delle vie acquee e delle nuove correnti commerciali; del Po messo in comunicazione col Lago Maggiore e col Lago di Garda; del Porto di Venezia che sarebbe diventato il primo del mondo, perchè sarebbe stato necessariamente il grande punto di congiunzione e di partenza fra la navigazione interna e la navigazione marittima, fra l'Oriente, il Quarnero, le Bocche di Cattaro e le tre grandi vie delle Alpi: il Brennero, il Gottardo, e il Cenisio.