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volsimi a la sinistra col respitto col quale il fantolin corre a la mamma quando ha paura o quando elli e` afflitto, per dicere a Virgilio: 'Men che dramma di sangue m'e` rimaso che non tremi: conosco i segni de l'antica fiamma'. Ma Virgilio n'avea lasciati scemi di se', Virgilio dolcissimo patre, Virgilio a cui per mia salute die'mi;

volsimi a la sinistra col respitto col quale il fantolin corre a la mamma quando ha paura o quando elli e` afflitto, per dicere a Virgilio: 'Men che dramma di sangue m'e` rimaso che non tremi: conosco i segni de l'antica fiamma'. Ma Virgilio n'avea lasciati scemi di se', Virgilio dolcissimo patre, Virgilio a cui per mia salute die'mi;

volsimi a la sinistra col respitto col quale il fantolin corre a la mamma quando ha paura o quando elli è afflitto, per dicere a Virgilio: ‘Men che dramma di sangue m’è rimaso che non tremi: conosco i segni de l’antica fiamma’. Ma Virgilio n’avea lasciati scemi di , Virgilio dolcissimo patre, Virgilio a cui per mia salute die’mi;

volsimi a la sinistra col respitto col quale il fantolin corre a la mamma quando ha paura o quando elli è afflitto, per dicere a Virgilio: ‘Men che dramma di sangue m’è rimaso che non tremi: conosco i segni de l’antica fiamma’. Ma Virgilio n’avea lasciati scemi di , Virgilio dolcissimo patre, Virgilio a cui per mia salute die’mi;

avea sopra di noi l'interna riva tanto distante, che la sua parvenza, la` dov'io era, ancor non appariva: pero` non ebber li occhi miei potenza di seguitar la coronata fiamma che si levo` appresso sua semenza. E come fantolin che 'nver' la mamma tende le braccia, poi che 'l latte prese, per l'animo che 'nfin di fuor s'infiamma;

O Ugolin de’ Fantolin, sicuro è ’l nome tuo, da che più non s’aspetta chi far lo possa, tralignando, scuro. Ma va via, Tosco, omai; ch’or mi diletta troppo di pianger più che di parlare, m’ha nostra ragion la mente stretta». Noi sapavam che quell’ anime care ci sentivano andar; però, tacendo, facëan noi del cammin confidare.

avea sopra di noi l'interna riva tanto distante, che la sua parvenza, la` dov'io era, ancor non appariva: pero` non ebber li occhi miei potenza di seguitar la coronata fiamma che si levo` appresso sua semenza. E come fantolin che 'nver' la mamma tende le braccia, poi che 'l latte prese, per l'animo che 'nfin di fuor s'infiamma;

O Ugolin de’ Fantolin, sicuro è ’l nome tuo, da che più non s’aspetta chi far lo possa, tralignando, scuro. Ma va via, Tosco, omai; ch’or mi diletta troppo di pianger più che di parlare, m’ha nostra ragion la mente stretta». Noi sapavam che quell’ anime care ci sentivano andar; però, tacendo, facëan noi del cammin confidare.

L'immagine seguente ci ricorda un'analoga similitudine dantesca; quella che vien dopo ha pure per noi qualche importanza biografica, perchè, sotto la impressione provata dal poeta Pindaro, reso improvvisamente dubitoso delle sue forze, dopo aver fatto concepire di solenni speranze, sono da riconoscersi i sentimenti particolari che dovea provare il Manzoni divenuto quasi inerte, dopo le lodi forse più ambite che sperate, onde fu coronato il Carme per l'Imbonati; ed anco questi versi, ove l'Autore trae l'espressione dal proprio modo di sentire, riescono pieni di poetica efficacia: Come la madre al fantolin caduto, Mentre lieto al suo piè movea tumulto, Che guata impaurito e gi

O Ugolin de' Fantolin, sicuro e` il nome tuo, da che piu` non s'aspetta chi far lo possa, tralignando, scuro. Ma va via, Tosco, omai; ch'or mi diletta troppo di pianger piu` che di parlare, si` m'ha nostra ragion la mente stretta>>. Noi sapavam che quell'anime care ci sentivano andar; pero`, tacendo, facean noi del cammin confidare.