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Ma no! sento solo le mie melanconiche fantasticaggini artistiche! Sento solo l'armonia del mio dolce passato! Ho sofferto, e i miei dolori non sono troppo preziosi, per mutarli nelle gioie banali di vita solita. Oggi mi sentii poeta. Meditai una poesia, I morti, i morti all'ospedale e i morti in battaglia i morti d'amore i morti in campagna.... Lessi i ricordi della vita di Settembrini.

Ella andava soffocando le fisiche ambasce con un'interpretazione nuova; soffriva nel petto un'arsura di fiamma, le granfie d'un dolor sordo a le spalle, per tutto il corpo la ripugnanza di vivere, di muoversi, di agire? erano impressioni nervose, bizzarrie sensitive, fantasticaggini. Tossiva, arrossando la pezzuola portata alle labbra? perturbazioni fuggevoli della donna.

Quella stessa ripulsione che la fanciulla aveva per lui, ch'egli sentiva e cui essa non si curava molto di nascondere; quella stessa ripulsione era come una provocazione, un irritamento all'animo, al cervello, all'amor proprio, ai sensi di Emilio: il quale con rabbia si accorgeva che la imagine della sprezzante cuginetta era giorno e notte presente al suo pensiero, che ne occupava le sue fantasticaggini, che gli compariva ne' sogni, che gli aveva stampato, per così dire, nella polpa cerebrale quel suo sorrisetto così buono per altri, così malizioso, ironico per lui, sempre così affascinante.

« Torino! Porta Susa! Chi scende! Porta Susa! «Queste grida ripetute a varie distanze e lo spalancarsi della portiera, mi strapparono alle mie fantasticaggini. Scesi dalla carrozza e mi avviai all'uscita, triste, confusa, umiliata all'idea di incontrarmi con Gualfardo. «Avevo fatti pochi passi, quando sentii prendermi di mano la valigia, ed udii una voce ben nota dirmi: « Ben tornata, Fulvia.

Si era scelto un buon sarto, guidato dal consiglio dei colleghi più eleganti, e pensava che un uomo mal vestito non avrebbe mai potuto raggiungere le altezze ambite nelle sue fantasticaggini. Esigeva dal parrucchiere che la scriminatura fosse netta e perfetta, dalla fronte fino al collo, perchè l’acconciatura del capo rivelasse la finezza del cervello.

Mia madre è venuta qui, mi ha baciato, mi ha domandato che cosa ho? Ho un mondo a rivelarle: non so da che parte incominciare: l'ho quasi respinta col dirle: Lasciami stare, lasciami stare quasi che lei fosse indegna di ascoltare le mie confessioni. Sempre così!... Respinta, si tace, soffre, forse come me, forse più di me, e fingendosi tranquilla mi domanda se le voglio bene. In questa promessa vuole ch'io le racchiuda una sacra promessa; ella forse teme.... Ha concluso con una sola parola: Tu sei troppo buono! Oh mamma, mamma, lasciami questa illusione: tu, cioè, non mi credi originale. O mia mamma, questa parola buono sulle tue labbra ha avuto un accento nuovo e sicuro: anche quand'ero piccino mi dicevi ch'ero buono. Anche oggi l'hai detto, e hai capito che dentro di me si compiono dei sacrifizi. O mamma, ti voglio tanto bene. E vorrei esser felice per raccontarti tutto, per farti esultare di tutte le mie umili contentezze, per avere in te l'interprete sincera delle gioie dell'anima mia. Passo dei giorni squallidi, tristissimi, meschini, lo vedi.... No, mamma, nella mia superbia dell'affetto, nelle mie gelose fantasticaggini, nel mio deserto, mi pare quasi d'esser fanciullo, volendoti bene, e m'infingo: ma invece dove sei tu, c'è il mio angiolo: tu angiolo di verit

Ma era di gran moda in Germania, e strideteci. Questi dunque, ed altri di tale risma, lavori scientifici: gli altri tutti, dove bisognasse far lavorare un po' il cervello, bollati in blocco come fantasticaggini, castelli in aria, esercitazioni da dilettanti.