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Ebbe in quel mar la culla, Ivi erra ignudo spirito Di Faon la fanciulla: E se il notturno zeffiro Blando su i flutti spira, Suonano i liti un lamentar di lira. FOSCOLO. Ode. All'amica risanata. PLINIO, Hist. Nat. lib. 36. c.

La fanciulla non tentò rispondere a siffatta singolare aringa, sentendone l'inutilit

La tenera melodia del liuto finiva d'immerger la fanciulla in dolce malinconia; essa ripetè le antiche canzoni, e le memorie in lei destate diventando ognor più tenere, le sue lagrime caddero sul liuto, e non potè proseguire.

Quando la rivide, essa usciva allora da Sales; la fanciulla a diciott'anni, nel suo vestito semplice e grazioso d'educanda, non aveva smesso per nulla l'aria della ragazzetta a sei o sette: era cresciuta però, ed egli si trovò imbarazzato, non sapendo se dovesse darle del tu, del lei o del voi come via di mezzo.

Quell’aureola dell’esilio intorno ai capelli profumati, quei mustacchietti giovanili sulla freschezza del volto, quello spirito ecclissato dal semplice aspetto della bellezza gli guadagnò subito tutte le simpatie della fanciulla, e gli assicurò la più indulgente amicizia.

Se la fanciulla non avesse indovinato che que' due le stavano alle calcagna a fine di vedere dov'ella fosse per entrare, le parole che correvan tra loro gliel'avrebbero chiarito.

Disgraziatamente quel giorno il notaio Cipolla non era in villa, e quando Giusto ebbe chiesto di lui alla fantesca, e la fantesca gli ebbe risposto di cercarlo a Milano, egli non poteva far altro che andarsene. Nondimeno si provò a domandar notizie di Cristina, ma ahi! la buona fanciulla era ammalata e appunto il dottor Cipolla era corso a Milano a informarne il babbo.

Lo vuoi proprio? Non posso volere con voi. La mattina seguente Bice arrivò in casa di De Nittis alle dieci e mezzo; egli stava ancora nella saletta da pranzo, a tavola, leggendo il giornale. La fanciulla, che aveva rimandato il servitore alla porta, diede subito con un sorriso la mano alla governante. Margherita, vengo anch'io a lavorare con voi.

Il vecchio elmo di Scipio, Che ti stracciò la chioma, Lascia alla morta polvere Dell'infeconda Roma. Sorgi, fanciulla, al tenero Sospir d'un nuovo amore Di nuove nozze a tessere La veste tricolore. Stesa la mano al vomero, Cinta di fiori e spiche, L'opere tue vendemmia Sulle memorie antiche: Forte dall'urne esauste Di mutola rovina Il risonante spirito Aliti la fucina.

Come sottomettermi alla violenza atroce, continua di quella vocale? Il mio amore era tutto per me, ma nondimeno trovai la forza di rinunziarvi. Abbandonai Ulrica. Tentai di guarirmi con un altro affetto. Diedi il mio cuore ad un altra fanciulla. Lo credereste? Seppi più tardi che si chiamava Giulia. Mi divisi anche da quella. Ebbi un terzo amore.