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Eugenio escì di corsa, senza cappello: entrò nel primo portone che trovò e disse alla portinaia: Cinque lire per voi, se mi trovate un medico o lo conducete subito qui accanto: che prenda una carrozza, mi raccomando!... presto!... Dieci minuti dopo la portinaia tornava con un medico addetto al servizio notturno dello spedale.

No, sono calmo... Ma vorrei sapere... Or ora... Ecco... da circa un mese la Gegia vive con Paolo... È per questo ch'egli dorme nello studio, con la scusa d'esser pronto la mattina a lavorare?... E tu, mamma, eri a parte del segreto? La signora Marianna si mise una mano al cuore. Giuro che fino a oggi ero all'oscuro di tutto. Tu almeno Eugenio, sarai stato nelle confidenze...

Nel conte Méjean poneva il principe Eugenio, siccome ho detto, la massima fiducia.

Eugenio che finalmente respirava, ricevette con compunzione le due benedizioni, storpiò un'altra volta il confiteor, e se ne uscì col suo tesoro nel pugno, più ricco di Creso e di Nababbo. Egli ci raccontò quest'avventura scherzando, e noi stessi ne ridemmo di cuore; anche ora pensandoci io ne sorrido.

EUGENIO. O sorella Olimpia, quanta bellezza m'ha raccontato il padre, ch'era in te! TEODOSIO. O moglie, o figlia, che v'ho stimate morte, poiché di tante lettere che v'ho inviate per saperne qualche novella, non mai ne abbiamo ricevuta risposta. SQUADRA. Non piú, che dite benissimo.

EUGENIO. Eccoli; e date a me i vostri in ricompensa, acciò io senta quella medesima dolcezza de' vostri, che voi dite sentir de' miei. ARTEMISIA. Eccoli: e piaccia a' cieli che come abbiamo scambiati i guanti, cosí abbiamo scambiati i cuori, che come il mio è fatto suo, cosí il suo sia fatto mio. CRICCA. Finiamola, signor Eugenio, andiamo via. EUGENIO. Ahi, che dura dipartita!

EUGENIO. Non credo sia maggior miseria di quella ove noi siamo, poiché padre e figliuolo, tutti, mirano a un segno; posso imaginarmi come per tante ripulse che li avete dato, pur non si arresta di chiederlavi.

«E ora un abbraccio a tutti. A te cara mamma, che mi perdonerai d'abbandonarti nella tua vecchiaia, a te, Eugenio mio, che diventi il capo della casa e che spero avrai presto la cattedra di Universit

L'ingegnere gli toccò il braccio. Andiamo. Varedo si scosse con un movimento brusco, come di chi vuol liberarsi da un incubo. Eccomi. Fuori dal cancello li aspettava un landau chiuso. Monti anche lei. C'è posto disse Gustavo Aldini a Eugenio Bardelli ch'era in uno stato da far piet

Risposi essermi trovato anch'io nella camerata; avere per conseguenza cognizione del fatto e del suo autore; ma non volere per nissun conto denunziare chicchessia. Gli occhi di Don Giuseppe schizzarono fiamme; Raimondo li teneva come prima abbassati al suolo. Se non che all'improvviso Eugenio S... entrò in quella camera.