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Io non avevo saputo dell'arrivo di Eugenio a Milano; Raimondo me ne aveva parlato. In ciò non era certamente nulla di straordinario, ma tuttavia io mi domandavo senza frutto perchè Raimondo non mi avesse parlato d'Eugenio. Era stato calcolo o dimenticanza?

Tu pur sei Lampridio mio figliuolo che ti ho mandato di Roma per studiare a Salerno. SENNIA. Costui si dimanda Eugenio ed è mio figlio ed è stato venti anni in Turchia e non attese a studio mai. FILASTORGO. Che Eugenio, che Turchia, che parole son queste che ascolto? LAMPRIDIO. Vo' partirmi, ché la tua perfidia cominciata non finirá tosto. Andiamo su, madre. SENNIA. Andiamo.

Un giorno, in Via di Po, furono fermati da una vecchietta piccolina, svelta, asciutta, vestita di scuro, con un cappellino di forma vetusta, sormontato da un pennacchio nero. Diana fece la presentazione. E spiegò allo zio. La signora Marianna Bardelli è madre di quel dottore Eugenio Bardelli che hai conosciuto da noi. Il pennacchio nero si agitò ripetutamente in segno di simpatia.

Ho paura.... non so.... vien gente davvero.... Alle otto io son qua. E sia.... ma non te l'assicuro.... vieni alle otto.... se mi vedrai vestita per uscire, allora.... Il cavalier Clemente Mascagni entrò nel salotto, e la contessa gli mosse incontro col più amabile dei sorrisi. Il marchesino Eugenio Jung salutò e andò via con passo leggero e il viso raggiante.

Bisogna credere che il Principe Eugenio, il quale gemeva in Mantova tra le gravi cure della guerra e tra le angoscie per l'incertezza della sua situazione, non fosse inteso di quanto si vociferava in Milano, ovvero bisogna convincersi che chi lo tradiva continuasse ad adularlo per non incontrare ostacoli all'esplosione della sua perfidia. La verit

Ridotta ad una espressione rigorosa e si potrebbe quasi dire scientifica, questa era la tesi che la signora Auriti sviluppava, con le incertezze e le ripetizioni inevitabili della conversazione, dinanzi ad Eugenio Darsi, e che trovava invece in costui un avversario deciso.

Ma le grandi idee sono figlie della miseria, e non a torto fu detto che le lezioni del cencio e della fame siano le più eloquenti e le più feconde. In quella notte Eugenio ebbe una idea....

Sta nel Palazzo Marino il busto in marmo del Padre Majno, scolpito da Eugenio Pellini. È il Padre Majno dell’ultima fase, della fase di passione. Curva la testa così che il mento viene a toccare il petto: la poderosa fronte a torre sembra crollare. Sulle palpebre quasi chiuse, sulla stanchissima bocca suggellata, un silenzio di dolore senza conforto. Il dolore di Cristo.

LELIO. Saremo, Eugenio caro, tanto da poco in cose che i nostri padri in cosí disconvenienti desidèri sappino piú di noi? e che vogliamo lasciarci tôr le spose senza volerci aiutare?

Balzac, i due Dumas, Eugenio Sue, Giorgio Sand, Alfonso Karr, Victor Hugo, Gauthier, Dikens, Féval.... Quanti nomi di romanzieri, di drammaturgi, di poeti, i cui volumi a mala pena si conterrebbero nel vasto salotto dove io sto scrivendo!