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E, percioché la prima qualitá dell'anno estimarono essere la primavera, quella vollero fosse il principio dell'anno; e cosí quella parte del cielo, nella quale essendo il sole questa primavera veniva, vollero che fosse la prima parte della via del sole, e quivi figurarono un segno, il quale noi chiamiamo Ariete; nel principio del quale affermano alcuni Nostro Signore aver creato e posto il corpo del sole.

Avvenne adunque che, essendo quasi nel fine del suo vigesimoquarto anno la bellissima Beatrice, piacque a Colui che tutto puote di trarla delle temporali angosce e chiamarla alla sua eterna gloria. La partita della quale tanto impazientemente sostenne il nostro Dante, che, oltre a' sospiri e a' pianti continui, assai de' suoi amici lui quel senza morte non dover finire estimarono.

Perciò i poeti, discrivendo l'operazioni d'alcuno, delle quali solamente gli effetti nudi avrá uditi, cosí le particulari incidenzie mai non vedute udite discriverá, come se all'operazione fosse stato presente; e percioché veridichi in ciò assai volte sono stati trovati, parendo quella essere stata specie di divinazione, furono chiamati «vati», cioè profeti, ed estimarono gli uomini loro di lauro coronare, a mostrare la proprietá della divinazione, nella quale paiono al lauro simiglianti.

Della qual partenza Dante in tanto dolore, in tanta afflizione, in tante lagrime rimase, che molti de' suoi piú congiunti e parenti ed amici niuna fine a quelle credettero altra che solamente la morte; e questa estimarono dover essere in brieve, vedendo lui a niun conforto, a niuna consolazione pórtagli dare orecchie.

Appresso estimarono l'opere di questi cotali essere di tanta potenzia, che il fuoco della invidia, la folgore della lunghezza del tempo, la quale ogni cosa consuma, dovesse mai queste potere fulminare, se non come quello albero fulminava la celeste folgore.

E cosí come essi estimarono questa eccedere ogni altra cosa di nobiltá, cosí vollono che, di lungi ad ogni plebeio o publico stile di parlare, si trovasser parole degne di proferire dinanzi alla divinitá, nelle quali, oltre alle sue lode, si porgessero sacrate lusinghe.

Secondo che vogliono coloro, li quali le virtú delle piante ovvero la loro natura investigarono, il lauro tra l'altre piú sue proprietá n'ha tre laudevoli e notevoli molto: la prima si è, come noi veggiamo, che mai egli non perde verdezza, fronda; la seconda si è, che non si truova questo albore mai essere stato fulminato, il che di niuno altro leggiamo essere avvenuto; la terza, che egli è odorifero molto, come noi sentiamo: le quali tre proprietá estimarono gli antichi inventori di questo onore convenirsi con le virtuose opere de' poeti e de' vittoriosi imperadori.