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Fiordispina e il conte Gino correvano sempre a visitare la bella raccolta di eriche del capo di Buona Speranza. Sentivano forse che il nome era di buon augurio per essi?

Sentirai la nostalgia del mare anche tu aveva detto il tenente Maurizio al marinaio Susini. Per intanto, non doveva sentirla lui così presto. L'aria fine dei monti natali carezzava le guance del viaggiatore, ancora dorate dai soli africani. Quante balze conosciute gli occhieggiavano dall'alto, lungo la via serpeggiante! Le eriche, i pini, i ginepri, i roveri, i lecci, tutti conosceva Maurizio, a tutti sorrideva, come ad una brigata di vecchi amici, ritrovati dopo tanti anni di assenza. Ad una certa voltata ci doveva essere una macchia di fr

Chi non conosce i boschi dell'alto Milanese, detti boschi di Saronno, di Mombello, di Limbiate, può immaginare una stesa di selve, sopra un terreno disuguale, una volta incolto e oggi piantato a pini silvestri e a qualche rovere, che è quanto la terra, oltre le eriche e il bruco, può sopportare. Queste piantagioni non sono molto antiche e appunto per ciò, non sono molto note.

Mentre stava osservando quelle eriche, non sapendone il nome e la provenienza, ma indovinandone il pregio, gli baluginò davanti agli occhi la fanciulla dei Guerri, escita allora dal porticato della casa alla luce aperta del giardino.

Nella mia passeggiata ho attraversato un boschetto di mirti, lentischi ed eriche, che crescono qui arborescenti, ed ho visto alte quercie da sughero, sempre verdi e quercie tedesche. La quercia nordica, che da noi comincia assai tardi a inverdire, in questo clima è uno degli alberi più precoci. Le trovai, gi

Il sole cominciava ad abbandonare la valle; i suoi ultimi raggi brillavano sul torrente, ravvivando i ricchi colori della ginestra e delle eriche fiorite. Sant'Aubert domandò a Michele quanto fosse distante il casale di cui avevagli parlato, ma esso non potè rispondergli con esattezza. Emilia cominciò a temere avesse smarrita la strada; non eravi ente umano che potesse soccorrerli, guidarli. Avevano lasciato da lunga mano dietro a e il pastore e la capanna, il crepuscolo scemava ognor più, l'occhio nulla potea discernere tra l'oscurit

Per quei boschi, nati nell'ingrato solco della sodaglia, i sentieri si avviluppano in un inestricabile labirinto di selve, fra eserciti agglomerati di conifere, sottili, diritte, vicine, che quasi si toccano, che tolgono la luce del cielo o la lasciano solamente biancheggiare fra ciuffo e ciuffo pallidamente. E scendono e salgono le viottole in un mare di eriche e di felci.

Fuori dei boschi, nei cespugli sparsi, nei licheni arrampicanti, nei grossi ciuffi di rododentro, nelle ágavi, nelle ériche, nelle felci, nelle macchie brune e sinuose del muschio, nell'atteggiamento rigido dei rami delle brughiere si disegnavano ombre vaghe di persone oranti, di braccia erette al cielo, come se dalla natura tutta venisse in quell'ora e in quel luogo un irresistibile bisogno di preghiera.

Eriche del Capo di Buona Speranza. Niente di meno! esclamò il giovinotto. E delle prime che siano venute in Europa; replicò Fiordispina. Ed io, abitante del piano, disse Gino, dovevo venire a trovarle fra i monti! Mah! Segno che c'è qualche cosa, anche tra i monti! ribattè la fanciulla. Lo so, signorina, lo so, e non potrei dimenticarlo mai più. Ma parlavo delle eriche del Capo.

La prima volta che andai a Scheveningen, feci una passeggiata per quelle dune, tanto illustrate dai pittori, le sole alture che intercettino lo sguardo sull'immensa pianura olandese, figlie ribelli del mare a cui contrastano il passo, e nello stesso tempo prigioniere e guardiane dell'Olanda. Vi sono tre ordini di dune che formano un triplice baluardo contro il mare; le esterne sono le più aride, quelle di mezzo le più alte, e quelle interne le più coltivate. L'altezza media di queste montagnole di sabbia non è maggiore di una quindicina di metri; e tutte insieme non s'addentrano nelle terre per più di una lega francese. Ma non essendoci vicino lontano alcun'altura maggiore, esse offrono all'occhio ingannato l'aspetto d'una vasta regione montagnosa. Vi si vedono le vallate, le gole, i precipizi; prospetti che sembrano lontanissimi, e sono a un trar di mano; cime di dune vicine, sulle quali sembra che un uomo dovrebbe apparire appena come un bambino, e pare invece un gigante. A guardar quella regione dall'alto, presenta l'immagine d'un mar giallo, tempestoso ed immobile. La tristezza di questo deserto è ancora accresciuta da una vegetazione selvaggia, che par come la gramaglia di quella natura morta e abbandonata: erbe esili e rade, fiori coi petali quasi diafani, ginestre, eriche, rosmarini, gallinelle, fra cui si vede tratto tratto fuggire qualche coniglio. Per grandissimi spazi non si scorge una casa, un albero, un'anima viva. Passano di tempo in tempo corvi, chiurli, gabbiani; e i loro gridi, e lo stormire degli arbusti agitati dal vento, sono il solo rumore che rompa il silenzio di quella solitudine. Quando il cielo è nero, il colore smorto della terra acquista una chiarezza sinistra, simile a quelle luci fantastiche in cui appariscono gli oggetti guardati a traverso un vetro colorato. Allora, stando soli in mezzo alle dune, si prova un senso quasi di sgomento come chi si trovasse in un paese ignoto, sterminatamente lontano da ogni terra abitata; e si cerca con ansiet