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Ella per l'Asia intorno era famosa, Non pure in patria, ed appellossi Egina, D'Argesto nata, e de la grande Ermosa. Suoi nobil pregi ogni superbia inchina; E belt

Non credo ch’a veder maggior tristizia fosse in Egina il popol tutto infermo, quando fu l’aere pien di malizia, che li animali, infino al picciol vermo, cascaron tutti, e poi le genti antiche, secondo che i poeti hanno per fermo, si ristorar di seme di formiche; ch’era a veder per quella oscura valle languir li spirti per diverse biche.

Non credo ch'a veder maggior tristizia fosse in Egina il popol tutto infermo, quando fu l'aere si` pien di malizia, che li animali, infino al picciol vermo, cascaron tutti, e poi le genti antiche, secondo che i poeti hanno per fermo, si ristorar di seme di formiche; ch'era a veder per quella oscura valle languir li spirti per diverse biche.

La carrozza infilò la Via del Quirinale e disparve; solo per qualche secondo si intese ancora lo scalpitìo dei cavalli rattenuti nella ripida discesa. Bebè, ritta sul sedile, gridò: La egina! O che la conosce? esclamò, maravigliata, la signora Daria. Conosce le livree rosse. Ogni volta che le vede dice: La regina. Che bella combinazione è stata! soggiunse la sofferente.

Bebè seguitava a cercar la regina e ogni momento, o sul serio, o per celia, credeva d'averla trovata. La egina! Il sole disparve; le rosee nuvolette si scolorarono come bragie spente, un brivido passò per l'aria, un tenue sussurro si levò dagli alberi tentennanti il capo in cenno di saluto, quasi dicessero addio al giorno che moriva. La mantellina di Bebè gridò Diana scotendosi di soprassalto.

Non credo ch’a veder maggior tristizia fosse in Egina il popol tutto infermo, quando fu l’aere pien di malizia, che li animali, infino al picciol vermo, cascaron tutti, e poi le genti antiche, secondo che i poeti hanno per fermo, si ristorar di seme di formiche; ch’era a veder per quella oscura valle languir li spirti per diverse biche.

Guardavi intenta, e per l'esempio Egina Via più sentiasi a le belle opre accesa; Quando con Trasideo fatta vicina La mesta coppia i suoi dolor palesa; E le diceva Ismeno: alta Reina, Rodi dal signor nostro ebbe difesa: Finalmente cadèo; spirto gli avanza, Ed abbiam de lo scampo anco speranza.

La egina! gridò nuovamente Bebè, battendo palma a palma. Dove? Dove? E la signora Daria tese il collo come fanno i colombi quando vanno in cerca d'esca. Ma non era la regina. Era, a cassetto d'uno stage a quattro cavalli, una giovinetta bellissima, avvolta in un gran mantello scarlatto, una forestiera, forse un inglese. Oh scioccherella! disse Diana.

E quì la forza de i dolori estremi Gli occhi di nuovo al gran guerriero oscura, E gli toglie il vigor, s'a dire ei prende: Ma pure Egina mormorar s'intende. Quinci il trassero a lei.

Ti basta veder del rosso per credere che sia la regina. Bebè però ripeteva ostinatamente: La egina! La egina! Diana la prese sulle ginocchia e le disse: Guarda laggiù com'è bello!