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Gli edificii sono parecchi, in parte isolati e in parte collegati fra loro; tutti rettangolari, cogli angoli spesso terminati a torri quadrate o circolari. Il tempo e lo spirito devastatore hanno molto distrutto, ma in alcuni, e in quello detto il palazzo dell'Imperatore che è anche il più vasto, si conservano ancora perfettamente le scale, alcune porte, soffitte, e vi si vedono le aperture dei trabochelli che nei pavimenti o negli spessori delle mura portano dai piani superiori ai sotterranei. Tutto porta traccie dell'incendio che fu uno degli ultimi sfoghi delle pazzie e degli spiriti perversi di re Teodoro. Le principali mutilazioni di questi monumenti storici sono però dovute alla madre di ras Ali, la rinomata Iteghè Menéne, che, furiosa dell'impopolarit

In quel primo periodo della sua dimora a Parigi aveva cercato, ma indarno, di morire con qualche mezzo comune; si era buttato tre o quattro volte tra le carrozze che gli attraversavano la via, come persona che ha difetto d'udito, o che non bada molto a per distrazione soverchia; ma i cocchieri erano sempre stati troppo avveduti, e s'erano sempre trovati importuni che gli avevano strillato alle orecchie: Ehi, signore, la si guardi, badi che le viene addosso una carrozza; e talora ne l'avevano sottratto a forza, afferrandolo e trattenendolo violentemente per l'abito. S'era provato a passeggiare lungamente e pazientemente sotto i ponti e sotto le bertesche degli edificii in costruzione, sperando la caduta d'una tavola, d'una pietra, o di un arnese qualunque che avesse potuto ucciderlo, ma indarno: aveva girato tutto il vecchio Parigi, e cercato tra quelle case antiche e tra quei vecchi recinti di giardino qualche muro che minacciasse di sfasciarsi, e vi aveva passato notti intere aspettando che rovinasse, ma non era stato più fortunato in ciò, di quanto lo fosse gi

Col vi secolo dell'èra nostra cominciano, con alcune lacune, nelle cronache medioevali i racconti delle inondazioni. Una delle più terribili avvenne nel novembre 589, sotto Pelagio II, e fu seguita dalla peste. Gregorio da Tours l'ha descritta: in seguito ad essa caddero dalle fondamenta gli antichi granai dell'Aventino e molti edificii del Campo Marzio.

Mercoledì 11. Per accorciatoio ci fanno fare un'ertissima salita per un sentiero a grossi ciottoli e fra tali boscaglie, che le mule per poco non si accoppano e noi siamo forzati andare a piedi. Attraversiamo così un'altura che determina la vallata in cui dormimmo la prima notte di questa escursione, e ridiscesi per poco dal versante opposto, ci troviamo presso la chiesa del Salvatore. Ai piedi del colle sul quale si trova, stanno parecchi avanzi di edificii che sentono della mano civile, e sono infatti i resti delle abitazioni e officine degli Europei chiamati da Teodoro a portare la civilt

Il venerdì si continua sullo stesso altipiano che va restringendosi fino a diventare un vero dorso di mulo, finchè ci si presenta, quasi a tagliarci la via, un'altura dal ciglio orizzontale, sulla quale ci troviamo a 2900 metri, e ci si presenta ad ovest il Gondar steso su un colle, alla vetta del quale si distinguono degli edificii rettangolari, le rovine dei palazzi portoghesi; e a sud-ovest una striscia biancastra, luccicante pel sole che vi riflette i suoi raggi, ci indica il lago Tzana. Ecco due punti che formavano buona parte delle mie aspirazioni, e che gi

Tal era il prospetto generale che di quel Castello si offriva a chi il guardava da lungi sul lago, dai monti o dalla sottoposta via; ma quelli che venivano considerando da vicino e partitamente le sue quattro rocche sui diversi spaldi innalzate, discernevano agevolmente quanto l'aspetto di ciascuna fosse dall'altro svariato. Il più antico di que' guerreschi edificii era il secondo, procedendo dall'alto, le cui mura più brune, e più dell'altre semplicemente erette, ne attestavano a chiare note la vetust

Quel giorno stesso nella sala d'armi della Rocca Visconti, ch'era la camera più adorna che vi fosse in tutti gli edificii della Fortezza, siccome dipinta riccamente nella vôlta e nelle pareti coi fasti di quella Ducale famiglia, fu per ordine di Gian Giacomo imbandita una lauta mensa alla quale vennero convitati tutti i principali abitanti del Castello.