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Faccio una visita a un tal Mercher, che avendo vissuto qualche tempo in India parla benino l'inglese ed è dragomanno del re. Abita un bel tucul, vasto, il cui soffitto è abbastanza ben fatto con travi, in modo da nascondere la paglia che costituisce il tetto.

Per comando delle Eccellenze Vostre trasferitomi io Pietro Fortis, dragomanno pubblico, nel convento dei santi Giovanni e Paolo, dove si attrovano li padri domenicani venuti di Persia, nominati Maria di san Giovanni, e Antonio di san Nazaro, parlando in turco, ai quali dissi di aver le Eccellenze Vostre inteso il loro arrivo in questa citt

Cominciarono i dignitari di Corte a venir a visitare Naretti, congratulandosi pel suo ritorno, e dragomanno, e tesoriere, e cerimoniere stavano con noi quando udimmo cinque colpi da cannone. Sarebbe ridicolo l'appropriarcene l'onore, che non avendo noi veste ufficiale, anche il re d'Abissinia non consuma la sua polvere per festeggiare l'arrivo di gente che non sa chi sia; ma amici di Naretti e da lui introdotti alla presenza reale, ci fece gran piacere questo segno di distinzione a suo riguardo e ci confortò dell'impressione fredda del primo ricevimento, che ognuno aveva provata, ma che nessuno osava esser primo a confessare. Abbiamo poi subito saputo che la freddezza è nel carattere di re Giovanni, che d'altronde era preoccupato e per la sorpresa del nostro arrivo inaspettato, e per una sentenza che suo malgrado aveva dovuto dare la mattina, e che si eseguiva appunto quando noi arrivavamo, tagliando mano e piede ad un ladro. Ci aggiunsero anzi che pel nostro arrivo erano gi

Siccome saggio delle merci che ancora nel secolo XVII la Persia ritraeva da Venezia, ecco la traduzione fatta dal dragomanno Nores, il 18 marzo 1613, del: Memoriale consegnato dallo sh

Sigillo SULTAN HUSEIM Monarca universale figlio di Suleiman. Questa traduzione è del dragomanno Fortis; l'originale ed il sigillo, fotografati, stanno a pag. 1 e 55 della presente memoria. 1697, 15 marzo, in Pregadì. Al re di Persia.

Annunciata dal dragomanno Nores fu la legazione persiana introdotta a' 5 marzo 1603 nella sala del collegio . La componevano Fethy bei, persona di alta condizione, ed agente particolare del re , il dragomanno, sei persiani e tre armeni del seguito, ciascuno dei quali portava doni per la serenissima signoria.

Alla presenza di quei signori misi ogni cosa in una cassa, lacerai alcune carte di nessuna importanza, cioè canzoni e sonetti che solevo scarabocchiare nelle mie ore d'ozio, alcune bozze di lettere che avevo scritto per conto di qualche italiano mio vicino, e specialmente del muratore Pietro Lombardo, consegnai al Dragomanno un portafogli, dal quale non levai altro che sette napoleoni, e ciò col suo permesso.

Il secondo giorno andai dal detto maggiordomo, il quale disse aver inteso da Mirza che il re aveva comandato che mi fermassi, e fatta tradurre la lettera dal dragomanno che fu dell'ambasciatore d'Inghilterra, il quale si era fatto turco, e visto che per quella accusava una antecedente mandata da V. S. per un chogia Alì mercante di Tauris, però voleva vedere anche quella, poi mi avria spedito.

Il messo persiano chiamavasi Efet beg, persona di stima e di molta grazia appresso quel re. Fu egli introdotto l'8 di giugno in collegio, e fatto sedere vicino ai Savii di Terraferma, fece la sua esposizione con alquante parole in lingua persiana, interpretate dal dragomanno Nores, in significazione della buona volont

«Il 25 novembre, mentre passavo davanti all'ufficio del Vice consolato Italiano in Susa, mi sentii chiamare dal cancelliere: salii: e stavo per domandargli in che potevo servirlo, quando quel Dragomanno che era un turco, con quattro sbirri ch'erano pure turchi, mi saltarono addosso, e con modi non umani ma turchi, cercavano di legarmi.