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Chiesi subito al cameriere, un gobbo chiacchierino, se vi fosse a Rüdesheim una famiglia Steele. Quegli mi rispose, spalancando gli occhi per la meraviglia, che . Il signor Paul Steele e la sua signora erano tra le persone più distinte del paese. Avevano degli ottimi vigneti sotto il Niederwald e sul Rochusberg, un gran palazzo a Magonza. Viaggiavano assai; il cameriere credeva che in quel momento fossero assenti; mi promise, a ogni modo, informazioni esatte. Seppi infatti da lui, più tardi, ch'erano a Francoforte e che quel mattino stesso avevano telegrafato di mandar loro certi oggetti a Magonza, dove intendevano trattenersi alcuni giorni. Non perdetti un minuto e scrissi a Violet per farle sapere dov'ero. Nella incertezza, feci due lettere; ne indirizzai una a Norimberga e l'altra a Magonza. Poi mi feci indicare la casa degli Steele, un villino elegante nello stile tedesco antico, alla estremit

Perchè non sono partito anch'io, quando gli altri andavano a battersi?... Pensò... pensò, cercando una scusa, ma non la trovò. Si sentiva la testa balorda che gli girava: il cognac incominciava a fare il suo effetto. Dov'ero io, nel 59?... A Monaco, a Monaco; a far saltare la roulette!... E nel 60?... Non mi ricordo... non mi ricordo... Ah, ... Nel 60 ero a Nizza.

La piazza dov'ero riuscito era piena di baracche variopinte, sulla porta delle quali si sbracciavano a sonare e si sgolavano a chiamar gente, saltimbanchi vestiti di maglia carnicina e danzatrici di corda in sottanelle. Davanti ad ogni baracca v'era una folla di curiosi, da cui di tratto in tratto si staccavano due o tre contadini per entrare a veder lo spettacolo. Io non ricordo d'aver mai visto gente più semplice, più mansueta e di più facile contentatura di quella. Tra una sonata e l'altra, un ragazzo di dieci anni, vestito da pagliaccio, ritto sur una specie di palcoscenico accanto alla porta, bastava egli solo a trattenere davanti alla baracca, divertire e far ridere dai precordi una moltitudine di duecento persone. E con che? Non raccontando delle storielle, non facendo dei calembours come i saltimbanchi di Parigi, non spiccando dei salti, non contraendo il viso; nulla di tutto questo; ma semplicemente facendo di tratto in tratto, colla maggior flemma del mondo, una piccola freccia di carta, che poi lanciava sulla folla accompagnando l'atto con un leggero sorriso. Questo bastava a far andare in visibilio quella buonissima gente. Girando in mezzo a quelle baracche, incontrai qualche contadina un po' brilla, sentii cantare in falsetto qualche ragazza malferma sulle gambe, colsi in flagrante qualche coppia amorosa che si passava le mani sotto il mento, vidi qualche gruppo di donne che preludevano alla ridda notturna, dandosi delle spallate e delle fiancate da buttarsi in terra; ma nulla di criminale. Era veramente una baraonda, come dice Alfonso Esquiroz, di gente che non ne sa fare. Ma siccome io non ritenevo giusto il giudizio dell'Esquiroz se non per il giorno, e prevedevo che sull'imbrunire sarebbe incominciato uno spettacolo molto più drammatico, così, per non trovarmi solo, di notte, in mezzo alla baldoria d'una citt

La mamma, un lunedì mi mandò a riprender la seggiolina per mettermi in un'altra scuola. Ci andai tutto allegro, perchè l'idea di mutare mi ha dato sempre un gran gusto. Entrai nella scuola, dove avevo fatto tante birichinate, dov'ero stato sgridato, gastigato tante volte. Era vuota. Il sole entrava allegramente dal finestrone spalancato e tracciava larghe striscie d'oro sull'ammattonato rosso.

Se avete lettere datele a me; le mie donne le consegneranno a Menico domattina prima che egli parta per Zugliano. Accettai ringraziando e cercai le lettere per consegnarle. Ma lo speziale sclamò: Per bacco favorisca dentro, al caldo, oh diamine! E uscito fuori, mi prese il braccio e mi tirò nella bottega, anzi nel piccolo camerino dov'ero stato la prima volta.

Sulla riva sinistra del Fiume delle perle, v'erano circa due mila soldati di fanteria, parte sdraiati per terra, parte ritti in crocchi. Nella piazza, chiusa tra il fiume e le mura, tirava al bersaglio l'artiglieria; quattro cannoni, dietro ai quali stava un gruppo di soldati, e ritta in mezzo a loro una figura alta e bianca, il Sultano, di cui però, dal luogo dov'ero, discernevo appena i contorni. Mi parve che di tratto in tratto parlasse agli artiglieri in atto di dar consigli. Dalla parte opposta della piazza, vicino al ponte, v'era un gruppo di mori, d'arabi, di neri, uomini e donne, gente di citt

Io venivo da Bovisìo, dov'ero stato a portare un paio di stivali al calzolaio, perchè mi mettesse le calcagna e giungo alla pozza del Vetro, quando mi par di sentire un scialacquamento come fa il mio cane quando ha caldo ed entra nella pozza a lavare le pulci. Ho creduto anzi che fosse il Pill del signor avvocato, che viene volentieri incontro quando sa che vado per i boschi.

E giravo l'occhio intorno come per assicurarmi del luogo dov'ero.

Un treno che passò sul binario vicino, squarciando l'aria come una negra meteora, mi fece ritirare la zucca dalla mia finestrella. Dov'ero? Ah! nel vagone. Con buonissima volont