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Tremila replicò l'altro sempre più burbero e accigliato; e siccome Giacomo lo guardava attonito continuando a negare, quegli alzò la voce: Tremila... Tre cambiali da mille lire! Ma la terza l'avevo firmata in bianco; non si sapeva la cifra... Mille lire. Tre cambiali da mille lire... Scriverò al Richard: a Borgo San Donnino. Il Facchinetti guardò Giacomo ancor più di traverso.

Donnino, che gli tenne dietro così di lontan via, lo vide a gran passi traversare la campagna, e poi ben tosto il perdette di vista, e tornando al casolare, ne contava fra meraviglia e paura, le smanie, l'agitazione, esclamando: Deve aver le lune ben a rovescio». Altro che lune! era un demonio, col quale in cuore Ramengo continuò l'errante corso.

Telegrafò lui a Borgo San Donnino: «Urge cinquecento in giornata». Nessuna risposta. Una mattina, finalmente, sei o sette giorni dopo che il Circo Stanislao era partito da Milano, venne fermato di colpo da un tale in bicicletta, che quasi lo schiacciava contro il muro. Lei, signor Trebeschi, non mi conosce?

Non glielo aveva voluto dire, per non dargli un dispiacere. Crénon! Che razza d'usuraio! Non aveva dato altro che duemila lire, e ne aveva intascate cinquecento per quindici giorni d'interessi! Ma per l'amico Trebeschi, nessun danno: soltanto ventiquattr'ore di ritardo. Appena arrivato colla compagnia a Borgo San Donnino, il Richard avrebbe mandato un vaglia telegrafico.

Lo sa leirispose il mugnajo, contraendo il capo fra le spalle. Quattro o cinque settimane fa, una notte tardi tardi, eramo a letto, e sentiamo un cavallo arrivare: fermasi: bussano: Qualcuno, diss'io fra me, al quale faccia male l'aria di qua del Po, e voglia passarlo. Mi affaccio, domando. Chi è? Son io. Chi io? ed egli Padre (perchè m'ha sempre conservato questo nome), son Alpinolo: apritemi». Corsi io, corse la Nena, corsero Omobono e Donnino; per tutti era una festa il suo arrivo. Ripone il cavallo: entra... Se l'avesse visto! che cera! che occhi! Al figlio di mia madre non la si d

A San Donnino?... Non sa che il Circo Stanislao si è sciolto?... Non facevano un soldo. Ma... Il Facchinetti capì l'interrogazione muta, l'angoscia di quel ma, e scoppiò in una risata. Coraggio, giovanotto!... Quei due imbroglioni sono stati scritturati da un impresario americano; devono essersi imbarcati ieri per Buenos Aires.

Non potevano partire, avevano tutto sotto sequestro; avevano un contratto d'oro a Borgo San Donnino: per otto sere, mille lire per sera. E poi due mesi al gran teatro di Terni, assicurati. E recando queste buone notizie, il fratello della Fanny si presentò sull'uscio dell'altra stanza, ancora in maniche di camicia, stringendosi attorno alla vita una larga cintura di pelle.

Daniele si fece coraggio e finalmente diede libero sfogo alle centomila domande che da tanti giorni gli stavano sul cuore. Ed era proprio partita per Borgo San Donnino?

La cambiale è a tre mesi? interruppe Giacomino. Oh no; non ho voluto io per risparmiare l'interesse: anche troppo quindici giorni. Appena a Borgo San Donnino, mando uno chèque al Facchinetti, e ritiro la cambiale. E le mie cinquecento lire? replicò Giacomo, perplesso. Très-bien! Voi me le manderete; a Terni, quand vous voudrez rispose il cavallerizzo con un'alzata di spalle.