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³²⁵ Villabianca, Diario, in Bibl., v. XXVIII, pp. 59-61. Villabianca esclamava indignato: «Questi ministri non si vergognano di esser disonesti, e somigliano a quelle donnacce che si danno, e poi si ribellano quando per poco si dica loro baldracche³²⁶. ³²⁶ Diario ined., 5 nov. 1791, pp. 184-85.

.... Tanti uomini che commettevano pazzie, che si rovinavano per donnacce.... per femmine fruste da caffè chantant, per certi fondi di quinta!... Dov'erano questi uomini? E tornando a fissare i gioielli scintillanti, si sentiva presa da una rabbia cieca, da un gran dolore, da una gran voglia di piangere... e pianse. Era sfortunata... troppo sfortunata!

Ingrassa, alza il gomito fuor di misura, si perde dietro le donnacce, parla sboccato? Dio mio! C'è da meravigliarsene? Bisogna pure che la giovinezza si scapricci e si sfoghi; non si è mai savii a venti anni. Che delirium tremens ci andate contando! Qualche scossettina di nervi; eh, via! Passer

Il malato uscì dall'ospedale, riprese le sue faccende; ma era così mutato di carattere da riconoscersi a stento. Non più canzoni oscene, non più bettole, non più donnacce; aveva un sacro orrore del vino e delle bibite alcooliche; mostrava un'eccessiva affettazione di vestir bene, di frequentare l'alta societ

S'egli avesse sentito un cappuccino a predicare un , com'ho sentito, e gridare e sudar quell'angelino contro queste donnacce da prurito, e a provar che son diavol con l'uncino sotto il belletto e sotto un bel vestito, diguazzando una barba veneranda, le avria il guascon lasciate da una banda.

GHERARDO. Virginio, io ho avuta la piú onorata moglie che fusse in questa cittá e ho una figliuola che è una colombina. Come vòi ch'io mi metta in casa una che s'è fuggita dal padre e va per questa casa e per quella vestita da maschio, come le disoneste donnacce? Non vedi ch'io non trovarei da maritar mia figliuola? VIRGINIO. Passato qualche , non se ne ragionará piú. Che credi che sia?

Qualcosa però gli si era guastato nel cervello; da bravo figliuolo, onesto, morigerato e col timore di Dio, che era prima era diventato assiduo frequentatore di bettole e di donnacce; sbraitava canzoni oscene, e nelle conversazioni si lasciava scappare di bocca sconcezze di ogni sorta, senza badare alle ragazze e ai bambini che si trovavano presenti.