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Aveva avuto qualche maestro privato, una istitutrice giovane e bruna che stava presso suo padre, e di cui udiva parlar molto male da sua madre. Egli non ascoltava se non ciò che poteva divertirlo, si faceva una specie di coltura a brani, e un giorno voleva dipingere come Clara Dolores, un altro prender le sue note di viaggio come Fabiano, un terzo vivere non facendo nulla o guidando i cavalli.

«Quasi vergognoso di trovarmi frammisto a gente poco stimabile, in un locale che mi fa ribrezzo, io nascosi questo mio corpaccio all'ombra d'una colonna del tempio, e, com'è naturale, il mio primo sguardo fu d'investigazione in ricerca della donna del mio affetto. «L'occhio d'un amante non abbisogna di bussola per dirigersi alla meta, e poco durai a trovare la mia Dolores.

Tu rimani; io starò assente un giorno e voglio ritrovarti qui. Soggiunse: Vi affido alla custodia di zia Amelia. La vecchia disse: Conducilo con te; andrete e tornerete insieme. Gigi non rispose, e partì. L'inquietudine di sua zia lo indispettiva come una tacita offesa a Nicoletta. Un'ora dopo la partenza di lui, giunse un telegramma di Clara Dolores.

Ella si guardò le unghie e rispose: È smalto del Serraglio.... La voce di Bruno si fece beffarda, d'un tratto, e osservò con finto candore: Del serraglio dove ci sono le bestie?... Clara Dolores, non appena sentiva un'ostilit

La madre, Clara Dolores, divisa dal conte Fabiano, voleva il figlio; il padre lo toglieva alla madre: Bruno stava ora con l'una, ora con l'altro; più spesso col padre, più volontieri con la madre; avvenivano liti, lavoravano avvocati, si scambiavano lettere e telegrammi e carta bollata per averlo.

«Erano le cinque d'una sera di giugno quando Dolores con sua zia, avvolte in un gruppo di donnicciuole, entravano nella cattedrale per udire le sante parole del missionario, o, come dicono i preti, colla modestia che li distingue: la parola di Dio! «Nell'altro emisfero in giugno alle cinque della sera fa notte, e quindi trovavasi la chiesa illuminata. «L'uomo ha un po' dell'indole della pecora.

«E di tutto ciò ero minutamente informato dalla mia Dolores, che ad onta d'esser una semplice ed innocente fanciulla, non avea mancato d'insospettirsi delle voglie brutali del negromante. «Fu per me una terribile notte quella del 22 luglio 1847 in cui si seppe che l'esercito nemico, assediante Montevideo, dovea dare un assalto, e poi non fu che un falso allarme.

Ma Duccio cambiò discorso, chiedendo notizie delle famiglie che possedevano ville in paese; e non si parlò più per quel giorno del conte e della contessa e di Bruno. Soltanto l'indomani, a una nuova domanda di Nicla, egli annunziò d'aver conosciuto Clara Dolores. Oh, due parole, stamane, durante la prima colazione! soggiunse. È bella, non è vero? disse Nicla. È strana! rispose Duccio.

L'assassino, che sembrava pratico al ferire con quel suo misterioso pugnale, lo immerse nel seno di Dolores, e si mise subito in difesa contro me. »Io nulla più vidi!... Strepiti di morte! sangue sparso! nulla! mi s'appannaron gli occhi.

La contessa Clara Dolores aveva capelli castani, volto pallido e piccolo in cui ardevano lunghi occhi scuri. S'indovinava in lei subito un temperamento impressionabile, mobilissimo, fantastico, alla rivelazione del quale la bocca dalle labbra rosse un po' tumide aggiungeva una nota di passione.