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Ma che si celia? Un milione! Il sogno diurno e notturno di tanti milioni di bipedi implumi; il prurito eterno di tanti operai della grande officina umana, il sole di mille e mille pianeti e pianetucoli; il Dio, a cui tante e tante creature portano in tributo la loro vilt

Il Circo è pieno zeppo ed offre uno spettacolo del quale è impossibile, a chi non l'abbia visto, di formarsi un'immagine; è un mare di teste, di cappelli, di ventagli, di mani che s'agitano in aria; dalla parte dell'ombra, dove sono i signori, tutto nero; dalla parte del sole, dov'è il basso popolo, mille colori vivissimi di vestiti, di ombrellini, di ventagli di carta, un'immensa mascherata; non c'è più posto per un bambino; la folla è compatta come una falange, nessuno può uscire, si stenta a muovere le braccia. E non è un brulichío, uno strepito come negli altri teatri; è diverso; è un'agitazione, una vita affatto propria del Circo; tutti gridano, si chiamano, si salutano, con un'allegrezza frenetica; i bambini e le donne strillano, gli uomini più gravi folleggiano come giovinetti; i giovani, a gruppi di venti, di trenta insieme, vociando in cadenza, e battendo le canne sulle gradinate, annunziano al rappresentante del Municipio che è l'ora; nei palchi è un ribollimento da piccionaja di teatro diurno; al gridío assordante della folla si mescono gli urli d'un centinaio di rivenditori che gettano aranci da tutte le parti; suona la banda, i tori muggiscono, rumoreggia la folla accalcata di fuori; è uno spettacolo che d

del qual più altri nacquero e diversi; e tanto d’uno in altro vaneggiai, che li occhi per vaghezza ricopersi, e ’l pensamento in sogno trasmutai. Purgatorio · Canto XIX Ne l’ora che non può ’l calor dïurno intepidar più ’l freddo de la luna, vinto da terra, e talor da Saturno

del qual piu` altri nacquero e diversi; e tanto d'uno in altro vaneggiai, che li occhi per vaghezza ricopersi, e 'l pensamento in sogno trasmutai. Purgatorio: Canto XIX Ne l'ora che non puo` 'l calor diurno intepidar piu` 'l freddo de la luna, vinto da terra, e talor da Saturno quando i geomanti lor Maggior Fortuna veggiono in oriiente, innanzi a l'alba, surger per via che poco le sta bruna ,

del qual più altri nacquero e diversi; e tanto d’uno in altro vaneggiai, che li occhi per vaghezza ricopersi, e ’l pensamento in sogno trasmutai. Purgatorio · Canto XIX Ne l’ora che non può ’l calor dïurno intepidar più ’l freddo de la luna, vinto da terra, e talor da Saturno

Ma l'ipotesi che la trasparenza m per le variazioni terrestri varii proporzionalmente colla trasparenza p per le radiazioni solari, non è nemmeno la più probabile. Se la causa dell'intorbidamento atmosferico è, secondo la supposizione più spontanea, il vapore acqueo, probabilmente la variazione di m è proporzionalmente assai minore di quella di p, se pure non dobbiamo ritenere che essa è opposta a quest'ultima. È noto infatti che tra gli strati a immediato contatto col suolo e gli strati a qualche altezza vi è generalmente contrasto tanto nel periodo diurno che nel periodo annuo della umidit

Mi risponde l'astronomia che i giorni sono fra loro disuguali, eziamdio i naturali, sicché le 24 ore d'oggi, che siamo a 14 luglio, sono piú brevi delle 24 ore di qualsivoglia giorno di dicembre, eziamdio che si contino di mezzo in mezzo , perché il moto diurno del sole non è uguale da un giorno all'altro, da una stagione all'altra.

La mattina alle 3, cioè sul primo albeggiare, quando da quelle alture si vede fuggire verso Francia il cielo nero scintillante di stelle, e salire dai gioghi nostrani il chiaro cielo diurno, egli si levava e usciva a passeggiare fumando in mezzo al silenzio del campo e a trarre l’oroscopo della giornata dall’aria nitida sulle ghiacciaie bianchissime, o dai brandelli delle nuvole lacerate alle vette.

Nello stesso modo che sovra il disco lunare l'astronomo contempla il riverbero diurno d'un altro emisfero, i due giovanetti contemplavano nella luna il raggio riflesso del loro timido amore. Elisenda ruppe prima il silenzio dicendo: Principe, volete seguirmi nell'oratorio? e s'incamminò verso una gradinata fosca; Estebano la seguì. Salirono nel buio l'uno dietro l'altra senza più dir parola.

del qual piu` altri nacquero e diversi; e tanto d'uno in altro vaneggiai, che li occhi per vaghezza ricopersi, e 'l pensamento in sogno trasmutai. Purgatorio: Canto XIX Ne l'ora che non puo` 'l calor diurno intepidar piu` 'l freddo de la luna, vinto da terra, e talor da Saturno quando i geomanti lor Maggior Fortuna veggiono in oriiente, innanzi a l'alba, surger per via che poco le sta bruna ,