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Vengo da casa sua; sarebbe stato mio dovere aspettarla, o tornarci... ma ora che lo trovo qui.... la cosa è d'urgenza.... Ma il notaro, dimenando la sua piccola persona, si sbracciò in complimenti. Non faceva bisogno di scuse, gli dispiaceva anzi che il zu Vito si fosse incomodato.... lo sapeva, egli era tutto per gli amici; per lui poi si sarebbe gettato in mare.

A qualche cosa il Senato rimediava con la famosa botte di Giacona, che dal 1746 offriva un modo pratico d’annaffiare le vie: una botte sopra un carro, che al davanti avea un mulo, e di dietro, con le spalle al carro medesimo, un uomo il quale, cianchettando ritroso, veniva dimenando a destra ed a sinistra un grosso tubo di pelle sulla molesta polvere. Povero Giacona!

L'altro parlava sempre in fretta, guardando spesso l'orologio della caminiera, dimenando la gamba che aveva a cavallo sull'altra, e mostrando la calza bianca, grossa, sotto la scarpaccia inzaccherata.

Il Kloss dimenando le gambette, si sdraiò di più, più vicino. Poi, con una sghignazzata, e per farle capir subito che con lui bisognava metter da parte le arie di duchessa e le smorfie ingenue, le domandò: E cussì?... Abbiamo notizie della Schönfeld?... Del noster bel contessone?

Metilde gli si avvicinò, gli appoggiò una mano sulla fronte, e piansero insieme. La signora Emilia si ritirava scuotendo la testa, mettendo in moto i ricciolini della fronte, e dimenando i fianchi in aria disinvolta, si affacciava alla finestra, e guardava se il macellaio aveva aperta la bottega, per mandare la Betta a far la spesa.

Allora il vecchio sorse come respinto da una molla, boccheggiò un momento, gli uscì dalle labbra due o tre volte: la mia! la mia! si lanciò nel mezzo del cortile, fra la gente che s’allargava in cerchio paurosa di pazzie, e si pose a ballare, dimenando alte le braccia, una danza pesante e dolorosamente scomposta. La cornetta trombettava più vicino, poi il carrozzone sboccò nel cortile.

Questi erano precisamente i miei pensieri quando un lieve calpestio sulle foglie secche cadute dagli alberi mi fece voltare la testa. Un cane nero mi guardava con occhi pietosi dimenando la coda. L'osservai dapprima con diffidenza, poi con simpatia. Egli s'avvide del cambiamento, e mi si avvicinò lentamente, quasi interrogandomi sulle mie intenzioni.

E il cane obbediente cominciò a raspare colle zampe, finchè si fermò guardando e dimenando la coda; infatti sentì sotto la neve qualche cosa di molle, divenne pallido e cominciò a tremare; non avrebbe potuto continuare il suo lavoro senza l'aiuto del cane, che a furia di zampe cercava di rompere la neve gelata.