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Unde io non voglio, ineffabile fuoco e dileczione di caritá, Padre etterno, che 'l desiderio mio si stanchi mai di desiderare il tuo onore e la salute de l'anime, e gli occhi miei non si ristiano; ma dimandoti per grazia che sieno facti due fiumi d'acqua, che esca di te, mare pacifico.

La quale non vuole altro che 'l vostro bene, e ciò ch'Io do e permecto, do perché aviate il fine vostro per lo quale Io vi creai. E perché sta sempre nella dileczione del proximo, sta sempre nella mia; e stando nella mia, sta unita in me.

Non amando me, non ama lui; non amandolo, non el soviene; offende innanzi se medesimo che si tolle la grazia, e offende il prossimo tollendoli, perché non gli l'orazione e i dolci desidèri che è tenuto d'offerire dinanzi a me per lui. Ogni sovenire che egli fa debba uscire della dileczione che egli gli ha per amore di me.

Però che ne l'amore di me compie l'amore del proximo; compíto l'amore del proximo, ha observata la legge: ciò che può fare d'utilitá, secondo lo stato suo, colui che è legato in questa dileczione, el fa. Come le virtú si pruovano e fortificano per li loro contrari. Hotti decto come egli fa utilitá al proximo, nella quale utilitá mostra l'amore che ha a me.

Nel quale salire sonno congregati e uniti insieme, stando nella dileczione del proximo, portando el cuore e l'affecto suo come vasello a me, che do bere a chi me l'adimanda, e tenendo per la via di Cristo crocifixo con perseveranzia infino a la morte.

A l'amico, cioè le virtú e i sancti pensieri del cuore, diêro dileczione e affecto d'amore, exercitandole con grande sollicitudine; e al nemico, cioè al vizio e alle perverse cogitazioni, diêro odio e dispiacimento; e col coltello de l'odio e de l'amore, e col lume della ragione, e con la mano del libero arbitrio percossero e' nemici suoi; che poi, al ponto della morte, la coscienzia non si rode, perché ella fece buona guardia, ma stassi in pace.

E poniamo che a ciascuno sia dato che tucti doviate stare nella dileczione del proximo vostro, a costoro è dato a ministrare il Sangue e a governare l'anime; unde, facendolo sollicitamente e con affecto di virtú, come decto è, ricevono costoro piú che gli altri.

Però che tucti e' vizi, come decto t'ho, nascono da l'amore proprio, perché da l'amore proprio nasce il principale vizio della superbia; e l'uomo superbo è privato della dileczione della caritá, e da la superbia viene alla immondizia e a l'avarizia. E cosí s'incatenano essi medesimi con la catena del diavolo.

Egli non el fa, perché giá è privato della dileczione verso di lui. che vedi che, non facendolo, gli fa danno particulare; e non tanto che gli facci danno non facendoli quel bene che egli può, ma e' gli fa male e danno assiduamente. Come?

Al proximo fa danno non dandoli el debito che gli debba dare della dileczione e dell'amore, col quale amore il debba sovenire con l'orazione e sancto desiderio offerto a me per lui. Questo è uno sovenimento generale che si debba fare a ogni creatura che ha in ragione.