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108 A quella vecchia che l'odiava quanto femina odiare alcun nimico possa, nudo in mano lo dier, legato tanto, che non si scioglier

Se per veder la sua ombra restaro, com'io avviso, assai e` lor risposto: faccianli onore, ed essere puo` lor caro>>. Vapori accesi non vid'io si` tosto di prima notte mai fender sereno, ne', sol calando, nuvole d'agosto, che color non tornasser suso in meno; e, giunti la`, con li altri a noi dier volta come schiera che scorre sanza freno.

e Beatrice sospirosa e pia, quelle ascoltava si` fatta, che poco piu` a la croce si cambio` Maria. Ma poi che l'altre vergini dier loco a lei di dir, levata dritta in pe`, rispuose, colorata come foco: 'Modicum, et non videbitis me; et iterum, sorelle mie dilette, modicum, et vos videbitis me'.

Io vidi gente sotto infino al ciglio; e 'l gran centauro disse: <<E' son tiranni che dier nel sangue e ne l'aver di piglio. Quivi si piangon li spietati danni; quivi e` Alessandro, e Dionisio fero, che fe' Cicilia aver dolorosi anni. E quella fronte c'ha 'l pel cosi` nero, e` Azzolino; e quell'altro ch'e` biondo, e` Opizzo da Esti, il qual per vero

Dier lode allor nel Re del mondo intenti I gran stuoli de gli Angioli, e dei Santi; E gli aurei cerchi de le stelle ardenti, E i campi eterni risonaro a i canti. Ma veste infra soavi almi concenti Fulgidi vanni a fulgido or sembianti Quel divin nunzio, e ne fornisce il tergo, Ed esce fuor del sempiterno albergo.

25 Questi vedendo il generoso figlio di Troiano alle mura approssimarsi, per ogni caso, per ogni periglio non volse sproveduto ritrovarsi; e fe' che molti all'arme dier di piglio, e che fuor dei ripari appresentarsi. Tra questi fu Ruggiero, a cui la fretta di Marfisa la giostra avea intercetta.

Ebbe per madre Aspasia; ed ella nacque Del ricco Erimedonte, alto Signore La, 've 'l monte Sigeo bagnano l'acque, Cui fama dier l'Agamenonie prore; Quivi nato a Medoro altro non piacque, Salvo foreste e boschereccio orrore, Ed ivi al fier cinghial tessere aguati, E di molossi fier sentir latrati.

Io non vidi, e però dicer non posso, come mosser li astor celestïali; ma vidi bene e l’uno e l’altro mosso. Sentendo fender l’aere a le verdi ali, fuggì ’l serpente, e li angeli dier volta, suso a le poste rivolando iguali. L’ombra che s’era al giudice raccolta quando chiamò, per tutto quello assalto punto non fu da me guardare sciolta.

Ecco, fuggir dal truce Cozzo vegg'io dei sanguinosi acciari Faville che da poi diêr fiamma e luce: Arde una forte e nova Anima i petti; a non segnati mari Gonfia immenso un desio le vele industri; Fervon le menti e le fatiche a prova; A chetar l'ire orrende La libert

Gloria brillò sul Tebro incomparata; Ma i gagliardi imperanti all'universo D'onor si dispogliaro, E dier lo scettro a destre parricide: La immensa monarchia fu lacerata, E da' suoi prodi eserciti converso Contro agli Augusti suoi venne l'acciaro, E più stolto di pria l'orbe si vide: Gara di colti e rozzi Furon morte, perfidia e gaudii sozzi.