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Su questi detti il suo fulgor nascose Pur come suol, che disparisca a sera, Ma sparse incenso, e d'odorate rose Alma ed incomparabil primavera. Allor di Folco in ascoltar depose Ogni preso timor l'anima altiera, E sul tenor de le parole intese, Nel magnanimo petto a parlar prese: XXIII

Se si dice che si deveno sospendere per alcun tempo, non dico li sei mesi detti dal detto De Santis, ché nulla giovaria, ma molto maggiore, l'uno l'altro permette la legge; e cosí si diria impossibile per legge.

Lettori furon detti coloro che oggi chiamiamo professori, titolo che assumono modesti insegnanti elementari come titoli nobiliari si arrogano vanitosi audaci che non vi han diritto. In tutto questo tempo l’Accademia ebbe maestri rinomati: l’Ab. Carì per la Dommatica, G. Venanzio Marvuglia per l’Architettura, Controsceri per l’Etica, Sergio per la Economia pubblica, R. Scuderi per la Patologia.

Questi ultimi detti si può argomentare che dovettero essere uno sforzo supremo di un’anima come la sua, la più nobile e la più generosa. Li aveva proferiti con tal sublime rassegnazione, che tutti gli astanti se n’eran fortemente commossi.

Delli quali togliendone a peso libre 13 once 5, vi sono in essi once 132 d'argento fino, e di rame libre 2 once 5; e sono in tutto detti giuli numero 1690-1/2. E per le fatture del zechiero, lire 53 soldi 5, e venivano poi valutati soldi 10 l'uno, che sono in somma lire 845 soldi 5.

Con nobili detti oltre s'avanza, E tra' suoi Franchi si conduce al fine; E visto a pena ei fu, ch'alta speranza Prese quelle alme a sbigottir vicine: Gridaro, ed ebbe quel gridar sembianza Di procelloso suon d'onde marine, Allor che presso Calpe a l'aer bruno Trascorre irato il tridentier Nettuno.

Ho fatto come lei ha voluto. Detti. GIOVANNI dalla comune. GIOVANNI alla signora Lablanche. Le domando scusa se mi son fatto aspettare. Lei ha un conto per me? Ho firmato adesso la ricevuta. Ah. Va bene. Buon viaggio, signora. A rivederla. Via la signora Lablanche. GIOVANNI a Giulia. Ieri mi avevi domandato ottanta lire per comprare dei colori.

Le botteghe degli orefici cominciavano ad aprirsi. Entrai in una, dove ci stava un vecchino, che m'era sempre piaciuto per la sua aria di buono; gli feci vedere il braccialetto e lui me lo stimò venti lire. Glie lo detti subito, ed ebbi per soprappiù un medaglioncino d'argento per tenerci i capelli del mio marito. Tornai a casa con un bell'involto sotto il braccio.

E, fosser parte della medesima grande schiatta, o solamente compagni della medesima migrazione, par che insieme o poco appresso venissero i veneti, e stanziassero nei paesi detti poi Venezia ed Illiria.

PEDANTE. Dov'è quel teutonico che mi ricevè prima in questo ospizio? GIACOCO. O che arraggie, che tante tente tonte! Tu sbarii, poveriello. PEDANTE. Dico «teutonico», cioè germano, idest todesco. Germani sunt Germaniae populi, e sono detti «teutonici» dal lor dio detto Teviscone. GIACOCO. Che ne volimmo fare nui de ssi chiáiti? chi t'addomanna chesse cincorane?