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Le orazioni durarono molto tempo; i baci fervorosi furono ripetuti, si segnò ancora prima di coricarsi; ma con tutto ciò la signorina passò una notte agitatissima. La sua mente era presa dal giovane filodrammatico e il sonno tardava a venire. Pensava, con dispetto, alla superba sicurezza dell'Ottavia e alle parole della Nena che l'avevano offesa, quantunque alludessero alla signora Veronica.

A Sandrino non era parso vero di sottrarsi in tal modo alle domande e ai rimproveri dell'Ottavia ed alle occhiatacce scrutatrici della signora Veronica che, avendo notata l'inquietudine della rivale per l'assenza del giovanotto, provava in stessa un vivo piacere; piacere che poi crebbe, e di molto, quando li vide brontolare e bisticciarsi.

La fiera sindachessa non lo lasciava più scappare, sperando di renderne geloso il Frascolini, che passeggiava a braccio dell'Ottavia, superba di lui e del fru fru cadenzato del suo strascico sangue di drago. Ma il signor Niso aveva finito lo zucchero, le castagne eran tutte pelate, e, tanto per non stare in ozio, imbacuccato, venne fin sulla porta ad ammirare la moglie.

Lalla, senza udire le parole, aveva indovinata la manovra dell'Ottavia, e perciò si sentì pungere vedendo che il giovinotto la faceva servire da comodino. Bravo, signor Alessandro!... nemmeno un giro di polca! Se mi fossi appena immaginato ch'ella si potesse degnare... Via, via, non dica bugie; per me non c'è tempo! Scherza, lei, scherza... ha sempre voglia di scherzare...