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Quelle donne che davano nei nomi loro l'illusione di essere uscite dal mondo poetico dell'Orlando Furioso, non potevano sicuramente non ridere delle goffe usanze del mondo moderno.

La valentìa dell'Orlando non si smentisce nei paesaggi Ischia e Presso il Vesuvio del Lojacono, che come paesaggi non valgono molto; si afferma anzi grandemente nella piccola incisione dell'acquarello del Leloir, finitissima, caratteristica. E mi limito a parlare delle incisioni esposte, perchè altrimenti dovrei citare parecchi ritratti, fra i quali notevolissimo quello del senatore Paternò.

Peccato che, appunto in questi giorni, il riordinamento della Galleria dell'arte moderna impedisca di confrontare la riproduzione con l'originale a chi volesse formarsi un'esatta idea del valore artistico dell'Orlando.

La chiesa erasi chiusa al popolo, e fu solo per mezzo dell'Orlando se a me venne fatto di mettervi il piede, ed ora non saprei dirti perchè mi sentissi tanta voglia d'esser testimonio di quegli sponsali. Quando entrai nella sagrestia, mi dissero che la duchessa Elena, arrivata in quel punto coi due vescovi, colle dame, coi paggi, con tutto il seguito, era nella gran sala, ove soleva tenersi il capitolo, e in quell'occasione splendidamente apparata; vi stava aspettando il signore di Lautrec, il quale aveale mandato a dire sarebbe entrato in chiesa addirittura, e lo aspettasse. Passò così molto tempo, e la duchessa pareva inquietissima; parlava ora ai cardinali, ora alle dame, e si comprendeva bene che quel ritardo le dava grandissima noia, e quanti eran presenti, persino que' baroni francesi, se ne maravigliaron forte. Finalmente fu udito dagli atri del cortile un tintinnio di sproni e un suonar d'armi, e lo sbattere d'un puntale sul pavimento; tutti dissero ad una voce: Egli è qui! e sulla soglia della sala apparve di fatto l'alta figura del Lautrec. Era tutto coperto di ferro, e avea la buffa calata sulla faccia. Senza innoltrarsi un passo, e con una voce alterata assai, che non sarebbe gi

Lui aveva scartabellato anche alcuni libri di poesia, ed era rimasto impressionato assai alla nota ottava dell'Ariosto, canto IIdell'Orlando, da noi trascritta nel Capitolo XIdella Parte Prima. Quei versi inoltre, dovea rammentarsi, come avessero impressionato pure la bella Zaira, ma ad onta di tutto quanto sopra, Alfredo non sapeva persuadersene e così non poteva aver pace nemmeno dormendo. Onde aver pace, converr

Dopo alcuni momenti cominciò a circolare una voce in quella vasta sala: È qui messer Lodovico, Lodovico, l'Ariosto è qui; e quando comparve nella sala un uomo in sui quarantanni, calvo, d'arguta fisonomia, spontaneamente eruppero da tutte le parti fragorosi scoppi d'applausi, che fecero chinar la testa all'umile e divino autore dell'Orlando.