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I barbari invasori dell'imperio furono quasi tutti di quella nazione, che chiamò e chiama se stessa dei «Deutsch», che i romani chiamarono primamente «teutoni» e poi «germani», e noi chiamiamo «tedeschi». Poche eccezioni trovansi a tal fatto, piú poche tra le genti stanziate; e noi noteremo quelle che venner tra noi.

Nella etá dell'imperio romano, come due religioni, cosí furono due colture, una antica e cadente coll'idolatria, una nuova e progrediente col cristianesimo.

E vinti i rimanenti tiranni in Gallia, Spagna e Britannia, ed abbandonata la Dacia e cosí ridotti i limiti di Traiano, ma restituiti tutt'intorno quelli d'Augusto, poté apparir vincitore, restauratore dell'imperio. Ed ucciso in breve il primo dai propri soldati, rimase solo il secondo. Ma ciò è impossibile nelle civiltá corrotte tutt'intiere.

Ma in Italia, sedia sempiterna e reale del papa, sedia nominale e troppo a lungo de' nuovi imperatori, gli urti furono immediati e infinitamente piú sentiti; fu sentita e segnata di sventure e sventure ogni elezione d'imperatore, ogni elezione di papi; e ne sorsero cattivi e stranieri imperatori, cattivi e simoniaci e corrotti papi per oltre a due secoli; e poi papi grandi e grandissimi , ma allora le contese della Chiesa e dell'Imperio, le parti guelfa e ghibellina, la debolezza d'Italia, Italia aperta a nuovi stranieri, Italia divisa, anche dopo caduto ogni nome d'imperio, tra nazionali e stranieri.

Diocleziano vide i due sommi pericoli dell'imperio: le contese di successione tra i capi degli eserciti, e l'invasione de' barbari giá prementi su tutti i limiti; e tentò riparare ai due insieme con un ordinamento grande, un pensiero generoso.

Quindi a complicarsi in tutta Italia le parti dei due, e dell'imperio e delle cittá, e degli zelanti e de' nemici della riforma, e d'italiani e tedeschi, e duchi di Toscana e Normanni di Puglia, fino al 1066, che per opera di Annone di Colonia e d'Ildebrando fu deposto Cadaloo.

Lucano, Persio, Stazio, Marziale, Seneca il tragico, Seneca filosofo, del primo secolo dell'imperio, son tutti minori e detti «argentei» unanimemente. Quintiliano, fiorente tra il primo e il secondo secolo, non se n'alza, pure sforzandosi di rialzar esso le lettere cadenti.

Ma che gli storici e biografi di Gregorio VII, non attendendo a niun fatto precedente, gli attribuiscano un progetto, un'idea, un'invenzione di non so qual monarchia universale, che sarebbe stata tutta contraria alle idee, alle possibilitá di questa etá, la quale giá aveva la monarchia universale dell'imperio; questa mi pare una delle piú antistoriche fra le molte antistoriche spiegazioni che si dánno della storia.

Quindi volendo rinforzarsi in Toscana v'aiutava i ghibellini, i fuorusciti di Firenze. L'anno appresso è quello della caduta dell'imperio latino in Costantinopoli; dove si rinnovava il greco, e si fondava, in odio a' veneziani, la colonia di Galata da' genovesi rivaleggianti.

E pure nel corso di quel secolo fa di mestieri ch'ella fosse nuovamente diminuita, mentre nell'ordinazione di Ferdinando primo imperadore, fatta l'anno 1559 nella dieta d'Augusta sopra tutte le monete dell'imperio e loro bontá e valuta, cosí d'oro come d'argento, io trovo che li ducati d'oro, detti ongari, di bontá di carati 23-1/3, e di peso a 67 ducati la marca di Colonia, valevano in Allemagna carantani 104 l'uno, che sono carantani 6988 la marca d'ongari; e perciò una marca d'oro fino di 24 carati valeva carantani 7167.