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Il soprintendente e la moglie di lui erano al supremo dell'agonia. Per essi, ognuna di quelle pietre staccatesi dovea aver ferito il loro figliuoletto, ne dovea aver colpito il gramo corpicello. Sciagurato, pensava il soprintendente, che non avea più fiato da proferir parola, me l'ha ucciso: e forse il bambino poteva salvarsi....

Maledetta!... Un'ora, un'ora sola fosse stata ancor viva quella donna!....avrebbe voluto insultarla... farla soffrire!... Lo aveva tanto offeso, e soffriva tanto, lui!... Ma pure, doveva essere stata vinta, ingannata, chi sa con quali artifici diabolici... Egli la aveva amata, adorata... non aveva rimorsi!... Il suo cuore, la sua mente, la sua anima, tutto era stato in balìa di quella donna!... Perfida, infame!... Non era bastato tutto il paradiso ch'egli le avrebbe dato!... Era corrotta nell'anima!... Aveva il vizio nel sangue!... Ma... E se quelle parole fossero state il delirio dell'agonia?... No, no, no! Era la verit

Il segreto si ergeva grande, possente, feroce fra loro, il segreto che faceva balbettare quel figliuolo ai piedi del letto di sua madre, mentre lei si rigettava nell'ostinato mutismo dell'agonia. Fu una lotta accanita, in cui l'anima umana mostrava tutta la sua dolcezza e tutta la sua mostruosit

Così traversa la vita, poi sul letto dell'agonia, deserto dagli uomini, non accompagnato che dalle opere sue, volge ancora il pensiero ai giovanili suoi giorni, a sua madre, e muore con una fiducia serena in quel Padre che è nei cieli.

Allora mi parve di udire ancora i rintocchi della dell'agonia della Gina, e di veder la giovane morta distesa attraverso la camera. L'eccessiva stanchezza, gli avvenimenti impreveduti danno coll'aiuto di una materassa di piume, di così fatte allucinazioni.

Vede la loggia imperiale; vede Nerone, pingue, miope, dagli occhi lippi, che si contorce dalle risa: un volto volgare, sul quale lo stravizio ha impresso le sue orme; vede i crocefissi, che si contorcono fra gli spasimi dell'agonia; vede fiere che si avvicinano in piccoli, eleganti balzi alle vittime, avide di sbranarle; vede corpi umani nell'arena, mutilati, sbranati; fiuta l'acre odore del sangue, e sopra il suo capo si estende l'azzurra volta del cielo, così bella, così bella, quasi così bella come nel suo deserto.

Era l'autunno che oramai le conveniva, l'autunno in campagna, dove è ancor più visibile il mancare del verde, il ritirarsi del sole, tutti i sintomi dell'agonia della natura. E come ella si compiaceva di aver fatto portar via il mazzo recatole dal suo giardiniere, il domestico comparve di nuovo sull'uscio. La signora duchessa è servita.

Una confessione generale! Sapete voi che gli è un affare assai grave!... Buon per me che, a compiere questo grande atto di espiazione, non ho atteso i singulti dell'agonia.... Io mi trovo, laddiograzia, sano di corpo e di mente; le stoltezze e le nequizie della mia gioventù mi sfilano dinanzi agli occhi come una schiera di camelli o di paperi....

A tali asseveranze stettero paghi e lieti, ed io tirai diritto al passo. Il silenzio diventava di più in più profondo e solenne. Dopo breve tratto, dalla pendice di Pettorano la consolare piega a sinistra, traversa la gola, poi si ripiega a destra alle radici di Carpinone. Ivi mi percossero l'orecchio gemiti di moribondi, e la notte stellata consentivami appena di distinguere alcune masse brune sul fondo chiaro della strada. Smontai di sella e riconobbi che gli erano cadaveri e feriti, tragicamente mescolati insieme. Subito m'acquetai ricordando i caduti nel combattimento che sostenemmo per espugnare la pendice. Sperando che qualcuno di quei dolorosi potesse intendermi, li affidai che avrei mandato senza indugio a raccoglierli e medicarli. Veruno pronunciò sillaba, e l'ininterrotto rantolo dell'agonia fu la sola risposta che mi venne udita. Ma nel procedere sul mesto sentiero, la vista frequente di consimili masse brune funestò i sereni pensieri della vittoria, e mi assicurò che quello fu teatro d'altre e fiere lotte, mentre io all'avanguardia guadagnavo le colline d'Isernia. Quant'è grave il sonno sugli allori! dicevo sospirando meco medesimo. Affè di Dio, si direbbe che non ci fosse anima viva! Poveri diavoli, le fatiche della marcia, le ansie della battaglia li affranse. Solito effetto del primo fuoco. La sensazione del primo fuoco stanca più della marcia. Avevo ragione di obbiettare ai dubbî di Nullo sul loro valore, e Nullo si sentir

Avido di bere; reso pazzo dalla sete; desioso di conservare la vita, per radunare le sparse membra della sua tribù, per organizzarle, per prepararle alla vendetta, si gettò sul cavallo, gli aprì, col pugnale, una vena al collo, portò le labbra alla ferita e succhiò il sangue caldo dell'animale, che si dimenava negli spasimi dell'agonia. Beveva, beveva! Mio serpente, sii lodato! Beveva, beveva!