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Il capitano sentì l'allusione. Molte certamente, ma altre peggiori avrebbero potuto prodursi senza la salvaguardia dell'esercito. La guerra è sempre stata, fino ad oggi, un male necessario, ribattè don Gregorio. Ma Bice s'intromise opportunamente con un sorriso. Non farete dunque mai la pace voialtri due? Tutti si volsero.

Con questo suo modo di agire, non occorre dirlo, in poco tempo egli s'era fatto prendere in uggia da tutti indistintamente, monarchici e repubblicani; ma ancora più degli altri ne avean piene le tasche i suoi stessi compaesani, i veneti, i quali dubitavano, e a torto, di poter sfigurare, perchè fra i tanti giovani animosi, coi quali aveano ingrossate le fila dell'esercito e dei volontari, era capitato pure dalle loro parti anche quel tanghero unto e bisunto di pomate e di profumi, colle gambe lunghe lunghe, la faccia bianca bianca, i capelli di stoppa, la barbettina rada.... e il cuor di coniglio.

Egli credeva di essere italiano, mantenendo le sue convinzioni, perseverando anche in un errore, per non dare il brutto esempio di un cambiamento consigliato dall'utile personale. E poi, e poi, era della vecchia generazione, il conte Jacopo. Ben poteva scrivere da Vienna al suo Gino, sapendolo arruolato nel 13° Reggimento dell'esercito piemontese: «A voi giovani, il futuro

Ecco in che consisteva la cosa. Aveva egli spedite secretamente due ambasciate, l'una a Francesco I re di Francia, l'altra a Carlo V imperatore, all'uno per invitarlo a scendere in Italia e impossessarsi del Milanese, al che sapeva quanto caldamente aspirasse, colla promessa d'aprirgli un passaggio sicuro e secondarne le armi, purchè mandasse una parte dell'esercito a soggiogare i Grigioni; all'altro coll'offerta di cedere la Brianza, di non più molestare il Ducato, e tenere Musso e il paese circonvicino in suo nome, a condizione che lo investisse dei titoli imperiali di Signoria, e comandasse la pace al Duca ed agli Svizzeri.

Ogni sguardo egli se lo sentiva addosso oltraggioso come una ceffata: una voce chiara e spiccata disse forte: « Eccolo qua il codardo. «Carlo camminò con passo risoluto verso colui che aveva pronunciate cotali parole: era egli uno dei più arditi e battaglieri uffiziali dell'esercito. Tutti i presenti si volsero a prestar attenzione a ciò che stava per succedere.

Gli Austriaci, sicuri alle spalle, potevano ormai converger le loro forze contro i ribelli. Il 26 marzo, tre giorni dopo la disfatta dell'esercito di Carlo Alberto, il feroce Haynau, nome esecrato dalle madri lombarde e magiare, dal suo quartier generale di Padova, intimava la resa a Venezia.

Poco dopo la guerra colla Francia, il Sultano Abd-er Rahman mandò un esercito a castigare gli abitanti del Rif che avevano incendiato un bastimento francese. Fra i varii sceicchi, a cui il comandante dell'esercito intimò di denunziare i colpevoli, ce ne fu uno, chiamato Sid-Mohammed-Abd-el-Djebar, gi

E ridendo a più non posso, Anselmo Campora, detto il Picchiasodo, capo dei bombardieri dell'esercito genovese, uscì alla sua volta di l

Nobilmente parlate, messere; disse a lui di rimando il Fregoso; capitano dell'esercito genovese, io ricorderò queste vostra parole. Ed ora, signor marchese, alla sorte delle armi! Le cortesie del commiato rasserenarono il volto di messer Pietro Fregoso. Del resto, quella bisogna era fornita, ed egli facea ritorno, come suol dirsi, nella sua beva.

Poste: Darnay Antonio, direttore gen. Zecche e monete: ISIMBARDI Innocenzo, direttore gen. PRINA Luigi, segr. gen. Lotto: SOLDINI Ambrogio, direttore gen. PALMIERI segretario gen. ESERCITO E MARINA: Stato maggiore generale dell'esercito.