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Ora basta, disse donna Luisa riposandosi; qualche altro sottentri. Deh! in grazia Luisa, la supplicava Beatrice, continua; chè con la tua voce deliziosa tu fai all'Orlando quel medesimo officio, che fa la bella vesta alla bellezza: Chè spesso accresce alla belt

Quel c'ho fatto per te, non ti vorrei, ingrato, improverar, disciplina dartene; che non men di me lo sai: or ecco il guiderdon che me ne dai. 33 Deh, pur che da color che vanno in corso io non sia presa, e poi venduta schiava!

CINTIA. Nulla ancora delle gran cose che sei per intendere. MITIETO. Ma come son stato io cosí cieco che, avendovi tenuto in braccio tante volte e vestito e spogliato tante volte, non mai me ne sia avveduto? CINTIA. Come volevi tu accorgertene, se la diligenza di Ersilia mia madre fu tale che l'istesso mio padre ne fece accorgere? MITIETO. Deh! manifestatemi di grazia la cagion del tutto.

Una volta fra noi non ci tradivamo. Aspetterò... spererò... soffrirò in silenzio; ma deh! Marzio, torna presto se vuoi trovarmi vivo... ho fame... ho freddo... la sete mi consuma.

Deh! ripeti la canzone della spenta illusione. Clea Il passato evocherò! Le Fanciulle Canta, canta... Clea Canterò. «Sei nata nel giardino d’una fata «che fuga col suo fascino il dolore. «Al sol de’ suo’ begli occhi tu sei nata, «giglio gentile, giglio incantatore. «Sar

Deh! padrone, non ti soviene egli essere Lidio da Modon, figliuolo di Demetrio, fratello di Santilla, discipul di Polinico, padrone di Fessenio, innamorato di Fulvia? LIDIO femina. Nota, Fannio, nota. Fulvia mi è ben ne l'animo e nella memoria. FESSENIO. Mi sapeva bene che sol di Fulvia ti ricorderesti. D'altro no, in modo affatturato sei! LIDIO maschio, FESSENIO, LIDIO femina, FANNIO.

Tal che del pianto mio, del mio languire, languisce e piagne ogni sterpo e ogni sasso, e le fiere e gli augelli in ogni parte. Voi mentre affligge me l'empio martire, deh! consolate lo mio spirto lasso, con vostre eterne e onorate carte. XXIV. Allo stesso

Quindi, allorchè la mattina un tardo raggio di fioca luce scendeva attraverso le ferriate della sua prigione, col primo pensiero ella correva ai suoi cari, che godrebbero intera la delizia della luce; ad essi mille volte fra le monotone cure del suo giorno; ad essi principalmente nell'ora che il se ne andava; ora feconda di tanti sospiri all'esule, al solitario, a chiunque ama, a chiunque patisce. Li sapeva liberi; dunque ne andava seguitando le orme; dove? con chi? non poteva indovinarlo, ma poteva essere per tutto ove non giungesse la tirannide viscontea: tanto più vasto campo alla fantasia della paziente. E le idee carezzate fra il giorno le si riproducevano poi nel dormire, e le facevano consolati almeno gli istanti del sonno. Soffriva, deh se ancora soffriva! pure un pacato raggio a volta a volta diradava quell'oscurit

Poichè tutto muore, deh! possa sovvenire a noi miseri il conforto di poter volgere nella fossa alla cenere, che ci sta accanto, queste parole: «Tu sei formata di ossa felici, non innocenti; godesti assai fatti in l

61 Deh non vietar che le più nobil alme, che sian formate ne l'eterne idee, di tempo in tempo abbian corporee salme dal ceppo che radice in te aver dee! Deh non vietar mille trionfi e palme, con che, dopo aspri danni e piaghe ree, tuoi figli, tuoi nipoti e successori Italia torneran nei primi onori!