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Quando Lord Pepe ammira il figurino di un abito ancor ignoto al volgo, lo chassis di una macchina ultrapotente, le reni oscure di una danzatrice zingara, è persuaso d’intendere con elevazione il senso più lirico della perfetta vita, e certo gode una gioia molto più schietta ch’io non provi nello scrivere una di quelle noiosissime poesie ritmate, delle quali

Contemplava la robusta famiglia di gelsi, e i generosi vigneti che coronavano la collina, i ranuncoli che gettavano i loro fiori dorati a piè del muricciuolo, e la vitalba dalle braccia serpeggianti... Intanto l'agile libellula, l'aerea danzatrice dalle ali di raso, veniami attorno precedendomi nel cammino.

Il terz'atto è il più bello dell'opera. Ma io, veramente.... , capisco interruppe l'altro ridendo; voi andate ad appostarvi sull'uscita del corpo di ballo. Avouez-le, heureux fripon; voi aspettate la piccola Diavolina. Diavolina era il nome che portava nel ballo la danzatrice «di rango italiano» applaudita pur dianzi dall'Ariberti. Io? Non la intendo; diss'egli confuso.

Ma presto la commediola finì; e siccome nei teatri spagnoli non di rado si alternano brevi recitazioni con intermezzi di ballo e scene di zarzuela, così ora si annunziava la parte migliore dello spettacolo: una famosa danzatrice zingara.

So che chiamasi Fathma e nulla di più. E perchè queste domande. Perchè sono innamorato cotto di quella bella danzatrice. Di gi

Il triplice mento e le rosee guance della venerabile Donna si gonfiarono di un solenne stupore; poi si levò, andò a vedere di persona qual fosse la brunissima danzatrice che io le decantavo, e tornò indietro muovendo le braccia, come se disegnasse nell’aria tanti punti esclamativi.

D’un tratto la buona ventura che assiste gli scapoli ed i sognatori venne spontaneamente in mio soccorso. O fu per caso un’allucinazione?... Come potrei dirlo? Fatto sta che improvvisamente vidi Pastora Imperio, la terribile danzatrice di «Olè», ritta e ferma contro l’invetriata.

Fu moglie, ora divisa, dell’espada Gallo, il quale da lei dovette apprendere quanto è più facile cosa inginocchiare i tori formidabili di Veragua e di Miura, che non al proprio amore costringere una sottile danzatrice zingara. Le sue danze non erano accompagnate da orchestra; uno scuro adolescente, seduto al proscenio sovra una seggiola di paglia, suonava per lei mirabilmente la chitarra.

La danzatrice che apparve al proscenio portava un bel nome latino, foggiato con la sampogna e col diadema, bucólico e regale, strano e forte:

Su lei cadde. Maravigliosamente la vestì. Nelle sue trecce disciolte penetrò la nuvola degli incensieri. Vidi una striscia di vapore cingerla come una clámide bianca. La musica, divenuta fumo, s’immerse ne’ suoi capelli scintillanti. Non era più nuda, non era più la danzatrice di Mágdala, ma quella che disse una sera al pallido Uomo di Galil: