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quando la madre da Chiron a Schiro trafuggo` lui dormendo in le sue braccia, la` onde poi li Greci il dipartiro; che mi scoss'io, si` come da la faccia mi fuggi` 'l sonno, e diventa' ismorto, come fa l'uom che, spaventato, agghiaccia. Dallato m'era solo il mio conforto, e 'l sole er'alto gia` piu` che due ore, e 'l viso m'era a la marina torto.

lo 'ntento rallargo`, si` come vaga, e diedi 'l viso mio incontr'al poggio che 'nverso 'l ciel piu` alto si dislaga. Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio, rotto m'era dinanzi a la figura, ch'avea in me de' suoi raggi l'appoggio. Io mi volsi dallato con paura d'essere abbandonato, quand'io vidi solo dinanzi a me la terra oscura;

Quale del Bulicame esce ruscello che parton poi tra lor le peccatrici, tal per la rena giù sen giva quello. Lo fondo suo e ambo le pendici fatt’ era ’n pietra, e ’ margini dallato; per ch’io m’accorsi che ’l passo era lici. «Tra tutto l’altro ch’i’ t’ho dimostrato, poscia che noi intrammo per la porta lo cui sogliare a nessuno è negato,

Se fossi domandato "Altri chi v'era?", tu hai dallato quel di Beccheria di cui sego` Fiorenza la gorgiera. Gianni de' Soldanier credo che sia piu` la` con Ganellone e Tebaldello, ch'apri` Faenza quando si dormia>>. Noi eravam partiti gia` da ello, ch'io vidi due ghiacciati in una buca, si` che l'un capo a l'altro era cappello;

Io mi volsi dallato con paura d'essere abbandonato, quand'io vidi solo dinanzi a me la terra oscura; e 'l mio conforto: <<Perche' pur diffidi?>>, a dir mi comincio` tutto rivolto; <<non credi tu me teco e ch'io ti guidi? Vespero e` gia` cola` dov'e` sepolto lo corpo dentro al quale io facea ombra: Napoli l'ha, e da Brandizio e` tolto.

Tacendo divenimmo la` 've spiccia fuor de la selva un picciol fiumicello, lo cui rossore ancor mi raccapriccia. Quale del Bulicame esce ruscello che parton poi tra lor le peccatrici, tal per la rena giu` sen giva quello. Lo fondo suo e ambo le pendici fatt'era 'n pietra, e margini dallato; per ch'io m'accorsi che 'l passo era lici.

Quando si parte il gioco de la zara, colui che perde si riman dolente, repetendo le volte, e tristo impara; con l’altro se ne va tutta la gente; qual va dinanzi, e qual di dietro il prende, e qual dallato li si reca a mente; el non s’arresta, e questo e quello intende; a cui porge la man, più non fa pressa; e così da la calca si difende.

«ricorditi di me, che son la Pia; Siena mi , disfecemi Maremma: salsi colui che ’nnanellata pria disposando m’avea con la sua gemma». Purgatorio · Canto VI Quando si parte il gioco de la zara, colui che perde si riman dolente, repetendo le volte, e tristo impara; con l’altro se ne va tutta la gente; qual va dinanzi, e qual di dietro il prende, e qual dallato li si reca a mente;

Io mi volsi dallato con paura d’essere abbandonato, quand’ io vidi solo dinanzi a me la terra oscura; e ’l mio conforto: «Perché pur diffidi?», a dir mi cominciò tutto rivolto; «non credi tu me teco e ch’io ti guidi? Vespero è gi

Similitudine come la caritá, l'umilitá e la discrezione sono unite insieme; a la quale similitudine l'anima si debba conformare. Sai come stanno queste tre virtú? come se tu avessi uno cerchio tondo posto sopra la terra; e nel mezzo del cerchio escisse uno arbore con uno figliuolo dallato unito con lui.