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LECCARDO.... Ivi eran mandre di vitelle, some di capponi impastati, monti di cacio parmigiano, il vino uh! a diluvio.... DON FLAMINIO. Vorrei saper con chi è maritata. LECCARDO. Bisogna vi si dica il tutto per ordine. ... Lascio i pastoni, i pasticci, i galli d'India.... DON FLAMINIO. Piccioni e simili: basta su. LECCARDO. Non vi erano piccioni altrimenti.

In quel momento, un colpo battuto con cautela all'uscio della casa, destò l'attenzione del giovine. Corse a veder chi fosse; e di subito rientrò pian piano nella stanza, accompagnato da un uomo, che ne veniva appoggiato a una grossa canna d'India, ed era molto innanzi nell'et

Magro, vestito sempre di nero, col gran palamidone miracolosamente conservato quasi nuovo, da una dozzina di anni, a furia di spazzole e di cure meticolose, con la tuba ricambiata ogni tre anni, e la grossa canna d'India corrispondente alla statura, don Lucio aveva una gravit

Cominciò a parlare per sommi capi dei nuovi modi di cultura, enumerando le diverse forme d'aratri, accennando all'estirpatrici e alle trebbiatrici; dei letami, non dimenticando il guano del Perù; degli allevamenti de' vaccini con pale di fichi d'india, e l'erbe conservate fresche, nelle fosse, a strati col sale; poi, scendendo agli agrumi, disse che voleva sbarbare tutti gli aranci, e mettere in vece limoni; a far ciò, secondo lui, c'era un vantaggio enorme: se ne spremeva il sugo, e s'imbottava, se ne salava la polpa in barili, s'estraeva lo spirito dalle bucce: si mandava il tutto in America dove ce n'era gran richiesta.

TRASIMACO. Mira il furfante che, burlandosi di me, scherza con la morte. Fatti indietro, poltrone. GULONE. Ti sei fatto indietro tu, prima che lo dicessi. Tu sei come il gallo d'India: gonfia la gola, arrossisce la cresta, apre l'ali e le batte intorno, e sbuffa come si volesse far qualche gran cosa, poi si ritira. Férmati, schiuma de forfanti.

Quali Alessandro in quelle parti calde d'India vide sopra 'l suo stuolo fiamme cadere infino a terra salde, per ch'ei provide a scalpitar lo suolo con le sue schiere, accio` che lo vapore mei si stingueva mentre ch'era solo: tale scendeva l'etternale ardore; onde la rena s'accendea, com'esca sotto focile, a doppiar lo dolore.

Diamo mano a' fatti: andiamo a comprar galli d'India, polli, piccioni e fegatelli; e prepariamo l'osteria, che fra poco tempo saranno in Napoli. GIACOMINO. O cuor del mio spirito, o spirito dell'anima mia, o spirito ed anima del mio cuore, ti vedrò forse oggi e senza forse in Napoli ed in casa mia? CAPPIO. Come stai cosí attonito?

DON FLAMINIO. Cosí vo' fare. PANIMBOLO. Ma ecco la peste de' polli, la destruzione de' galli d'India e la ruina de' maccheroni! LECCARDO parasito, PANIMBOLO, DON FLAMINIO. LECCARDO. Non son uomo da partirmi da una casa tanto misera prima che non sia cacciato a bastonate?...

Di cima al Muraglione, i galantuomini del Casino andavano ad osservare, due, tre volte al giorno, i lavori delle squadre di uomini che laggiù abbattevano siepi di fichi d'India, ammonticchiavano sassi per costruire il gran muro di cinta lungo lo stradone, appianavano rialzi di terreno, sgombravano la linea, tracciata dall'ingegnere, che dal posto dove dovea sorgere il cancello saliva a zigzag fino alla casetta rurale dei Laureano gi

Quando Drollino non ardiva allontanarsi soverchiamente dalla casa nuova gironzava pel giardino e bene spesso scavalcando un muricciuolo, capitava nel viale. E così fu che s'imbattè varie volte colla Milla occupata ad ammonticchiare le castagne d'India, cadute dagli alti piantoni.