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Ed in questo la donna gli compiace, in quanto gli dice quello che gli è grato ad udire; e, oltre a ciò, dicendo quella dovere essere perpetua, mostra di credere lui essere stato per sua grandissima virtú degno d'eterna fama.

Poiché la fortuna mi stringe troppo, bisognano prestissimi rimedi. vo' perdermi d'animo, ché la cattiva sorte sopportata con animo valoroso, suol convertirsi in buona. Se vincerò questi perigli, l'ardir sia degno d'eterna lode. O felici miei pensieri, se a tanta gloria giungerete. Ma se mi riesce contraria, io non so se la morte sará bastante rimedio a tanti mali.

Poscia che vide, per Industria ed Arte, Natura finalmente l'uomo in piede correr veloce in questa e 'n quella parte, ed esser l'animale, il qual possede alto saper e di ragion dottrina, che fôra poi d'eterna vita erede, con lieto e dolce aspetto a me s'inchina, qual mansueta madre che al figliolo prima di sdegno fu cruda e ferina.

Spirti, che tra' fulgor d'eterna gloria Splendete in Cielo a par del sol ben noti, Vedete voi che debile memoria Di vostra gran virtù tocca i nipoti? Lasso, caduta è quì l'alta vittoria, Chè al peregrin son contrastati i voti, di Sion può rimirar le mura, E 'l gran sepolcro è di rei cani usura.

Quinci è che quale ha in terra alma più rara, infiammata dal sol, ch'in te riluce, più lieta a te rivolge ogni pensero. Ed io, poi che tua fiamma in me traluce, forse più ch'in altri soave e chiara, e porto 'l cor d'eterna gloria altero. Dello stesso

Che m'ha giovato aver travagliato tanti anni nella guerra, esposto il petto a mille perigli, imitar tanti esempi onorati per segnalarmi cavalier d'eterna lode, e or per un sensual appetito son stato nocevol cagione della morte d'una innocente? tradito un fratello, infamato lei e il padre, e disonorato il parentado?

2 Degna d'eterna laude è Bradamante, che non amò tesor, non amò impero, ma la virtù, ma l'animo prestante, ma l'alta gentilezza di Ruggiero; e meritò che ben le fosse amante un così valoroso cavalliero, e per piacere a lei facesse cose nei secoli avenir miracolose.

Essi re lui, che va superbo in terra D'eterna aver sul Vatican sua sede, Che trionfa di noi, ch'a noi fa guerra, Che rompe il corso a le tartaree prede, Ei le porte del ciel serra e disserra, Sacransi l'orme, ove egli imprime il piede, Noi detti rei, detti essecrabil mostri; Non regni, no; son vil sepolcri i nostri.

Ei promettendo altrui gaudj supremi Vi caccia in fondo di miserie orrende; Ma tu, se brami non fallaci premi, Corri a la , che 'n Vatican s'apprende. Quì rinchiuse le labbra a i detti estremi; E su l'Olimpo a trïonfare ascende, Ove a' piedi di Dio l'anima grande Colse d'eterna gloria auree ghirlande.

Con li quali conforti, e altri molti a questi simiglianti, nel quarto dell'Eneida mostra Virgilio essersi Didone ingegnata di ritenere Enea e dalla gloriosa impresa rivolgerlo, come giá assai dal buon principio hanno rivolti al doloroso fine d'eterna perdizione.