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Enrico Cavacchioli sonnecchiava e sognava ad alta voce: Io sento ringiovanire il mio corpo ventenne!... Io ritorno, d'un passo sempre più infantile, verso la mia culla.... Presto, rientrerò nel ventre di mia madre!... Tutto, dunque, mi è lecito!... Voglio preziosi gingilli da rompere.... citt

Il piano e le alture circostanti avevano l'aria d'un parco d'artiglieria; tutti gli occhi e gli occhialini erano rivolti su lei; fulminata da cinque ordini di batterie, fulminata dagli scanni, fulminata dalle panche, fulminata dal rimanente dell'emiciclo. «Fuori di celia, pare che tutti quei signori non la trovassero brutta, e si degnassero di mostrare il loro gradimento.

Queste memorie funeste, quelle porte massiccie e basse, quel gruppo disordinato di edifizi cupi, che la notte, quando la luna batte sulle acque del lago morto, presentano l'aspetto d'un castello enorme e inaccessibile, destano in mezzo a quella citt

Il cortile, d'un gusto severo, col suo duplice colonnato elegante e leggero, ricorda quasi l'epoca del Bramante: ora, però, fra quelle colonne si vedono statue di marmo mutilate, senza testa, ma che, nello stato miserando in cui sono ridotte parlano con maggiore eloquenza all'animo del visitatore che se fossero tuttora intatte. Esse sono in perfetta armonia con quel palazzo deserto, e mi hanno fatto tornare alla mente certe descrizioni di castelli feudali in rovina, lette nei romanzi di Walter Scott. Una volta i Colonna avevano fatto dipingere sulle pareti di una loggia i panorami delle citt

Ciò è impossibilesclamò la Cheron, facendosi di fuoco; «egli ha poco l'aria d'un uomo di qualit

Guarda, le dicevo, guarda le sue manine, guarda l'unghia del suo dito mignolo, guarda la sua boccuccia, e quel nasino, e quegli occhietti, come è carina!... come dorme tranquilla... senza rimorsi! Mia moglie sorrideva d'un sorriso celeste, se la voleva sempre vicina, se la teneva stretta alla mammella, la guardava teneramente, le scacciava le mosche dal viso, la copriva di baci.

Flavio, son io che ti chiama, è la tua Erminia, no, tu non puoi abbandonare per sempre colei che per te ha pur sofferto cotanto. Riapri quegli occhi, specchio fedele d'un cuore generoso; dischiudi quelle labbra, fonte inesauribile di soavi proteste, di dolci promesse, d'ineffabili accenti.

E le ombre vennero dopo quella gran luce; calavano lente, e gli occhi di Ariberti ebbero il triste benefizio d'un crepuscolo, che gli consentì di vedere come tutto gli si facesse squallido intorno, e come quella donna non fosse così sua, tutta sua, quale ei l'aveva veduta, o sognata.

FORCA. Non è cosa che piú mitighi l'animo d'un offeso, che l'umiltá del nemico; però non solo vo' perdonarvi, ma procurar la sodisfazion di chi mi ha offeso. Vo' esser di animo piú generoso verso voi, che voi non sète con me. PIRINO. Orsú, poiché avemo i danari, che faremo? FORCA. Dove è Panfago? ché abbiamo bisogno di lui. PIRINO. È scampato via.

Io non penso che sia stata donna, ma qualche corpo aereo formato per incantamenti d'un demonio, o per dir meglio d'un angelo in donna trasformato.