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Una sera al ritorno della gloriosa spedizione del Salto, la Legione Italiana di Montevideo, imbarcata sulla squadriglia Orientale¹, approdava al Rincon de las Gallinas², e giunta in quel punto essa contemplò il piacevole spettacolo di varii matreros³, che in virtù degli ordini anteriormente spediti da Juan de la Cruz loro capo, si presentavano sul lido con una quantit

»Il Colonnello Angani¹ Comandante della Legione rispose al Comand. dei matrerosi; Prode Juan de le Cruz, è vero noi ebbimo brillanti fatti d'armi, che meritarono alla Legione Italiana gli elogi universali, e la destra dell'esercito Orientale. Onore che stranieri come noi, appena avrebbero sognato in un esercito giustamente stimato come valoroso.

«Abbiamo le nostre donne (e Juan de la Cruz ne avea una bellissima), un matrimonio d'affetto, e non v'è esempio d'infedelt

Il capo degli indipendenti, Tuan de la Cruz, era il vero tipo di quella razza. Alto di statura, con un pajo di spalle da Ercole, la testa coperta di folta e nera capigliatura che corrispondeva perfettamente alla irta sua barba ed alle pupille sue arcate e nerissime.

Juan de la Cruz il valoroso comandante dei matreros, dopo d'aver pulito il suo coltello sugli stivali¹ e dopo d'avere scosso il suo poncio² dalla pioggia, fu il primo, a richiesta dei Legionari a rompere il silenzio comandato dalla fame, e a raccontare per passare il tempo, il modo in cui aveva vissuto per molti anni l'errante sua vita, e come avea potuto disciplinare quegli indipendenti selvatici, ed insoffrenti di qualunque dominio, come lo Stallone de Las Pampas