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Ora parlava d'affari grossi, e profittando delle condizioni d'animo in cui si trovava il cugino, con certi discorsi velati cercava di tirarlo dalla sua. Quella carogna di mastro Cruciano; eh; gliel'aveva fatta, porca cagna!... e il peggio era che non si poteva tentar più nulla, la ragazza era guardata con tanto d'occhi.

Il calzolaio bestemmiò, imprecò, esaurì tutte le minaccie; la fanciulla pianse, si disperò, parlò di morire, ma mastro Cruciano rise scrollando le spalle: eran cose quelle che sarebbero passate col tempo; non voleva affogar la figliola lui con quello spiantato.

Avete ragione, mastro Cruciano, fu l'ultima malattia di mia madre che mi rovinò: però.... col lavoro, e un po' di fortuna, ci arriverò a pagare don Liborio.... ci arriverò, credetelo. Paga e riparleremo della cosa. E aveva tagliato corto, non volendo saperne altro.

Di Montemaggiore risposero: Biagio Valvo, Carmelo Lo Cicero, Cruciano Mesi, Pietro Salpietra, Angelo Mazzarese, Antonino Berretta. Di Prizzi: Luciano D'Aquila, Paolo e Filippo Gaucitano, Raimondo Sarese, Francesco Maral

Per Mesi Cruciano, e Salpietra Pietro, come sopra, e sino all'ottava quistione. A maggioranza . In tutte le altre, inclusa la sesta, come sopra. A maggioranza no. Per D'Aquila Luciano, Sambra Giuseppe, Maral

Mastro Cruciano.... riprese un momento dopo il calzolaio alzando il capo come se si risolvesse a un tratto, vi ricordate di quel giorno che vi fermai nello stradale per.... per farvi un certo discorso? Che discorso, disse il vecchio. Fate lo gnorri? Mastro Cruciano non rispose.

L'aveva chiesta in moglie a mastro Cruciano, padre di lei, un giorno che, tornando da consegnare un paio di scarpe a una contadina che abitava in campagna, l'aveva incontrato solo nello stradale, dietro al suo asinello bianco, con gli arnesi da bottaio nelle bisacce.

che l'indomani sera mastro Pasquale e 'l cugino Santo Zumboli, che aveva condotto con per dargli man forte nella bisogna, se fosse stato necessario, avevano allungato il collo senza alcun profitto. In casa di mastro Cruciano c'era stato l'inferno, e la bella Carmela guardata a vista, non potè affacciar più nemmeno il naso.

Però egli s'occupava del bene del cugino come del suo proprio.... aveva esaminata la faccenda sotto tutti gli aspetti, e non trovava altra via che questa: potersi presentare un bel giorno al padre della ragazza, e dirgli: mastro Cruciano, ho spegnata la vigna, ho spegnata la casa, ho qui una ventina d'onze per le spese del matrimonio.... Ma per far questo ci volevano dei soldi; il cugino avrebbe un bello spremere le sue forme, soldi non gliene darebbero certo.... Ne aveva fatto mai col lavoro? no: nemmen lui.

Si fermarono allorchè ebbero sfogato un poco, e si guardarono. Il calzolaio ammiccò furbescamente con certi movimenti del viso. Ho capito, disse il cugino Santo che non aveva capito affatto. È l'ora d'andare da quella carogna di mastro Cruciano, disse mastro Pasquale. Andiamo. Andiamo. E ci andarono.