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Durante il tragitto, mi fu raccontata la storia luttuosissima del capitano dei Franchi Tiratori, rinvenuto cadavere e tutto bruciato nel castello di Poully. Garibaldi aveva ordinato un inchiesta su tale nuova barbarie: io qui non voglio discutere, avrei dati bastanti per farlo, se sieno o no vere le spiegazioni, che pretese dare il Governo Prussiano con una nota pubblicata su quasi tutti i giornali del mondo: quello che è certo si è che l'ufficiale aveva le mani legate, che covoni di paglia gi

Allora il contadino procede alla segatura: lega il grano in tanti fasci o covoni, lo trasporta nell'aia, e lo batte fortemente con lunghe canne, per separar la paglia ossia i gusci, dai chicchi, i quali vengono riposti nelle sacca o portati al mulino.

Anche queste scompaiono; ma continuano i razzi a stella, i fuochi d'artificio di ogni specie, di ogni forma, che riempiono l'atmosfera di luce, di fumo, dilettevoli a vedere; seguono ruote di fuoco, scintille, covoni fiammeggianti; tutto ciò strepita, sibila, rimbomba, tutta l'atmosfera è avvolta in un fumo infuocato e gli spiriti degli elementi sembrano migliaia di folletti di fuoco, draghi di luce, lucertole, mosche, lucciole, serpenti di fuoco che festeggino il più pazzo carnevale di streghe nell'aria, o che traversino il cielo.

L'emigrante che sbarca col solo patrimonio delle sue braccia è un peon. Il peon italianizzato in peone è l'essere più umile che esista. È qualche cosa meno di un uomo: è una macchina da lavoro della forza d'un uomo. Il peone fa di tutto: è facchino, manuale, spazzino. Vive alla giornata, oggi trasporta le pietre nei cantieri, domani trasporta i covoni sui campi.

Quando sulle grandi aie le trebbiatrici rumorose ed ansimanti divorano i covoni, ed il frumento scorre via dal loro fianco come un liquido d'oro, una folla d'uomini s'affatica intorno alle macchine, porge loro i bocconi, raccoglie il grano nei sacchi che poi trasporta sui carri enormi. Sono centinaia di peoni. Da dove vengono? Nessuno si cura di saperlo; nessuno domanda il loro nome.

Non essendo state rinvenute monete ebree coniate, antecedenti al tempo dei Macabei, dobbiamo pertanto ammettere che il primo a coniare moneta fra loro sia stato Simone Macabeo a ciò autorizzato da Antioco Sidete. Di queste monete ne esistono ancora parecchie⁹¹. In certune d’esse si trovano impresse figure di palme, di pigne, di spighe, di covoni di grano; in certe altre si trova una foglia di vite, un grappolo d’uva, un fiore o un vaso di quelli consacrati agli usi del Tempio. Intorno alle figure di parecchie d’esse si leggono le leggende di Séchel Israél (Siclo d’Israele), Ierusalaim akedoss

Un giorno di luglio essa s'era addormentata tra' covoni, in un campo mietuto: egli, che cavalcava da quelle parti, sonnecchiando al sole che cadeva cocente e terribile sulla campagna, non s'era accorto di lei se non quando il suo cavallo aveva fatto uno scarto. Essa si svegliava in sussulto, supponeva quel che non era, balzava in piedi spaventata, e correva d'un fiato alla masseria.