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Evelina, in piedi, accanto a lui, gli aveva preso l'altra mano e gliela stringeva, con affetto, per confortarlo. Dopo un istante si guardarono di nuovo: la stretta di mano fu assai più forte, più lunga, e seguitarono a sospirare e a tacere. Nel salotto non si udiva che il russare di Numa sul canapé, e dalla cucina il rumor sordo dei colpi della Gioconda che batteva le costolette.

Il convitato ne ingoia due o tre cucchiaiate facendo le boccaccie, ma il marchese si ostina a dirgli: Come ti pare questo brodo? Oh, eccellente! Non è vero che è buono assai? sentirai, adesso, il lesso! Viene il lesso, non più grosso di un tappo di sughero, ma molto più duro del medesimo. Adesso, faremo fare due buone costolette!

La signora Veronica pretendeva di conoscere una cantina, nella quale si comprava un trebbiano dolce, color d'oro, una vera grazia di Dio, per otto soldi al litro; l'altra stava per il Ruffina rosso, frizzante. Quando Tina e la signora Veronica entrarono, la mamma finiva di appannare nel pane grattugiato le costolette di agnello, attardandosi con atti pigri e delicati.

I monelli ed i guatteri si divertivano di quel selvaggio. Lo spiavano per coglierlo sul fatto, e quando stava per mordere al suo pasto, gli gridavano imitando i camerieri che servivano i signori nell'osteria: «Filetto al sugo! Costolette alla marsigliese! ServitoPietro non capiva la burla, ma capiva che lo burlavano, e mostrava i pugni ai monelli.

Il grande filosofo guanaco pensa: Tu, o uomo, mangerai le mie costolette, è indubitabile, ma io ti disprezzo profondamente, ed eccone la prova. E mentre il re della creazione se ne va tutto umiliato, il superbo animale torna a piombarsi negli abissi ignoti delle sue meditazioni di bestia riflessiva. Così vivono la loro libera vita gli animali della prateria.

Quel pranzo non era poi gran cosa; una minestra asciutta coi piselli, gli asparagi al burro e quattro costolette di agnello con un uguale contorno di piselli, finalmente il timballo colle bucce, un trionfo della signora Veronica, la quale non contribuiva al pranzo se non con l'opera. Ma prestava ancora tutto il servizio da cucina e da tavola. Le due vecchie avevano discusso lungamente sul vino.

I principii tirano in lungo, e non lasciano pensare all'indugio della minestra, che finalmente arriva ed è trovata eccellente. Segue un gran piatto, una catasta, un monte di costolette. Cutlets, signor Buci; queste dovrebbero piacere a voi, più che la pelle degli otto o nove cani di Dusiana, dai quali vi siete fatto conoscere e rispettare.

La commediola andava innanzi, concertata a meraviglia, recitata a meraviglia. Il pubblico composto del cameriere e dell'oste, in lontananza, in un corridoio, ci cascava. Ma per cinque minuti gli attori si occuparono delle costolette, con molta attenzione. Signora Lucia, noi non dovremmo mangiare. O perchè? Capite, col cuore divorato dai rimorsi...