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Due del reggimento agli ordini di Cosenz, dietro le case Carbone in Tre Ponti; un battaglione del con una squadra di carabinieri genovesi sotto il comando di Medici, in Bettola di Ciliverghe, dove la strada da Brescia a Lonato si biforca, l'una sul ponte di S. Marco, l'altra a sinistra sul ponte del Bettoletto; l'altro battaglione del reggimento, e i due del coll'artiglieria e con i rimanenti carabinieri genovesi Garibaldi stesso li condusse in persona al ponte del Bettoletto; al colonnello Turr addetto al suo Stato Maggiore il generale ordinava di occupare con due compagnie del reggimento lo sbocco di Tre Ponti verso Castenedolo e nel tempo stesso riconoscere bene il nemico; a tutti Garibaldi raccomandava di difendere ad ogni costo la strada da Rezzato a Tre Ponti e Bettola di Ciliverghe aspettando l'arrivo della divisione di cavalleria piemontese; mandò il capitano Corte del suo Stato Maggiore ad avvisare Cialdini che era sul Mella, della sua mossa e si mise senz'altro per la via di Molinetto.

Ma il colonnello Turr riunite quel che potè di forze, e chiamando a la restante debole riserva, deliberò di assalire il nemico sul roccolo che prende nome da S. Giacomo e fece suonare la carica; udito questo segnale il Cosenz, per non produrre un movimento slegato nella sua linea fece esso pure suonare la carica.

Allora s'intesero voci sparse di Viva Garibaldi, siamo fratelli. Le medesime voci riecheggiarono fra i borbonici. Accostandosi via via e questi e quelli, si confusero insieme e si abbracciarono. Adesso la pera è matura, esclamò Garibaldi. Se non che il grosso dell'esercito nemico accampava in Soveria. A mezzodì sopraggiunse un battaglione di Cosenz e si postò sulla strada maestra.

La brigata Cosenz, opportunamente venuta e stesa a foggia d'immenso festone sull'arco della montagna, completava la scena stupenda e conferiva a noi, per la prima ed ultima volta durante la campagna, una superiorit

Infatti appena il nemico fu presso la barricata della gran strada di Como, e spuntò al centro sulle alture di Boscaccio, Medici con una brillante carica alla baionetta di fronte, e Cosenz con un abile contrattacco di fianco, con poche forze, ma con grande valore ributtarono l'assalitore fin sotto alle falde di Belforte e lo forzarono a battere in ritirata su tutta la linea.

Giungeva in quel punto il generale Garibaldi coi bravi carabinieri genovesi e con altri valorosi; arrivavano pure in quel mentre tre compagnie del Medici, e dirette da Garibaldi stesso si spinsero ad un furioso attacco in aiuto del Cosenz; la lotta per alcun tempo fu accanita e micidiale, gi

Ciò fatto Turr raggiunse Cosenz il quale, spinte due compagnie da casa Bassalini a risoluto attacco di fronte, costringeva il nemico a ripiegare; e tanto fu l'ardore dei nostri da riuscire a sloggiare il nemico anche dalle due cascine Chizzola e Chidone, ed occupare l'argine della strada ferrata e il ponticello sul Lupo.

In questo frattempo il capitano Croce, che calla sua compagnia formava l'ala spinta più avanti della estrema nostra sinistra scoprì molte forze nemiche ammassarsi sulle alture di Castenedolo; avvisatone Cosenz, questi riconoscendo di non essere in numero da potere assalire la intera brigata Rupprecht, fece suonare l'alto e l'assemblea a sinistra per prepararsi a ricevere l'urto nemico.

Il colonnello Cosenz deliberò di opporre attacco ad attacco; il colonnello Turr si recava di persona a Rezzato e dava ordine al comandante della compagnia posta all'Osteria di mandare una parte dei suoi uomini per un sentiero traversale in forma di testa di colonna che accennasse a girare la sinistra della catena nemica.

Il generale Cosenz doveva sbarcare a Bagnara colla sua brigata, precludere ai regii la ritirata per via di terra, e, côlti tra due fuochi, stringerli ad accettare battaglia in condizioni sfavorevoli, o ad imbarcarsi: ciò che agevolmente poteva loro riescir fatto, coperti dai forti di Punta del Pezzo, di Torrecavallo, di Altafiumara e di Scilla, e protetti dalle navi di guerra; imperocchè la strada maestra costeggia la marina.