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E Pietro Laner sentiva vivo, atroce, quel vigliacco, lo sentiva nel sangue, nel cuore, nella sua coscienza, in ogni ricordo di Nora, in ogni ricordo della sua vita, e lo sentiva sempre più atroce, più rovente. Era vero: era stato un vigliacco! Era un vigliacco! Perchè non aveva avuto il coraggio di lanciarsi contro quella folla, di farsi uccidere? Vigliacco!... Vigliacco!...

Cesare, vero erede delle menti lucide della democrazia, di Sertorio e Gracco, diede con chiara coscienza una completa concretezza al moto di sviluppo inconsciamente iniziato dall'antichit

Questo sarebbe certo accaduto se egli fosse stato uno di quegli uomini fermi nella decisione, pronti a porre il pensiero in fatto, che trovandosi un nodo dinanzi hanno il coraggio di tagliarlo. Ma, come sappiamo, egli era tutt'altro. Tre giorni dopo infatti, invece di vederlo in viaggio per ritornare a far le sue confidenze a Tibaldo, lo ritroviamo, come ai bei tempi, alla finestra con lo sguardo più che mai rivolto alla finestra opposta. Quella parte di stranezza che vi era nel suo carattere cominciava a prendere il di sopra, ed egli non ragionava più. Del resto, per quanto guardasse, non vedeva nulla, tranne i fiori affatto appassiti oramai e le tendine inesorabilmente chiuse. Lo scopo della vita gli mancava e non aveva nulla da sostituire; si sentiva nell'anima un vuoto triste. Guardava stupidamente per delle ore intiere gli ornati quasi cancellati della finestra, non avendo quasi coscienza di esistere. Del resto era perfettamente calmo; ma non lottava più, l'idea di tentare uno sforzo supremo e partire, non gli passava nemmeno per la testa. Pensava: a quest'ora ella mi crede partito e forse si è gi

Una carne viva, una coscienza viva, che per un senso d’umanit

Finii per contare le parole colla precisione d'un avaro, e persuadermi che era affatto impossibile raddoppiare il prezzo del telegramma per aggiungere quel saluto e quel nome. Dio m'è testimonio che l'avarizia non c'entrava, ed avrei dato fin l'ultimo soldo, per poter salutare Gualfardo colla coscienza tranquilla ed il cuore contento. «Giungemmo a Milano sull'imbrunire.

La vergogna di Michele era grande; e fu più grande ancora, quando gli risovvenne di tutti i discorsi fatti col Bello nell'osteria degli Amici. Le sue ciarle e le faccende domestiche spiattellate al Garasso, non gli parevano la cosa più bella del mondo. Egli non sapeva perchè, ma in fondo al cuore gli doleva di aver detto tanto, e, come dicono a Genova, gli prudeva la coscienza.

Bisogna credere ciò che ella qui scrisse. Se a voi non disse queste cose, se poteste comprendere che non disperava, ciò si spiega umanamente. la mente il cuore restano sempre in un solo pensiero e in un solo sentimento, senza mutazione; la forza morale cresce e scema da ora a ora. Dinanzi a voi ella poteva trovarsi meno armata contro le lusinghe; sola, in cospetto della propria coscienza, ritrovava la capacit

Quasi sentivamo i gravi silenzi della casa circondarci lentamente e addormentarci la coscienza dell'ora. Tutt'e due sulla soglia d'una felicit

Il re Mida, quando gli fu concesso da Bacco il triste privilegio di trasmutare in oro tutto ciò che toccasse, non ebbe certo maggior ritegno ad accostarsi alla bocca il tozzo di pane che doveva sfamarlo, di quello che il giovine Morello a dimostrare l’affetto suo alla donna adorata. Ei non ardiva scendere nella propria coscienza e confessarlo a stesso, ma aveva paura.

Avvegna che la subitana fuga dispergesse color per la campagna, rivolti al monte ove ragion ne fruga, i’ mi ristrinsi a la fida compagna: e come sare’ io sanza lui corso? chi m’avria tratto su per la montagna? El mi parea da stesso rimorso: o dignitosa coscïenza e netta, come t’è picciol fallo amaro morso!